Nello Musumeci la sua candidatura al Parlamento europeo non l’ha presa bene. Anzi, nel congresso di Diventerà Bellissima che sanciva il “neutralismo” per il voto del 26 maggio, il governatore e la stragrande maggioranza del suo gruppo – compreso il nuovo coordinatore Gino Ioppolo – si pronunciarono a favore di un “editto” che impediva ai militanti di fare campagna elettorale. Una regola chiara per tutti a cui Raffaele Stancanelli, però, ha scelto di derogare. Non solo ha fatto campagna elettorale; non solo si è candidato in lista con la Meloni; ma ha persino agguantato un seggio, trascinando Fratelli d’Italia al 7,6%, forte di 30 mila preferenze da ogni angolo della Sicilia.
Stancanelli, ex senatore e sindaco di Catania, si è da poco insediato a Strasburgo, ma resta l’equilibratore di numerose vicende siciliane interne al centrodestra. C’è il suo zampino, ad esempio, nell’adesione di Salvo Pogliese a Fratelli d’Italia, che verrà ufficializzata giovedì prossimo all’hotel Sheraton di Acicastello alla presenza di Giorgia Meloni. Pogliese l’ha aiutato in campagna elettorale e Stancanelli è felice di accoglierlo a bordo: “Sia per la sua storia personale sia perché è il sindaco di Catania, con un seguito anche fuori, non potrà che essere un valore aggiunto. Questa grande aggregazione di centrodestra, con l’ingresso di Salvo, diventa più forte e più appetibile”.
Musumeci aveva detto che Fratelli d’Italia si sarebbe fermato, come al solito, al 2-3%. Che sarebbe rimasto un partitino. A questo punto, si può dire che ha commesso un errore di valutazione?
“Non ho i titoli per dirlo, né voglio fare pagelle. Ma Fratelli d’Italia non è rimasto un partitino. Ci sono province in cui è andato oltre il 10%, anche a livello nazionale ha avuto un grande successo e oggi i sondaggi ci vedono davanti a Forza Italia. Le battaglie politiche non si fanno in base ai numeri che si pensa di ottenere, ma alla capacità di incidere. Altrimenti la destra di un tempo, che si fermava tra il 2 e il 4%, non sarebbe mai diventata una forza di governo. Invece abbiamo insistito, imperterriti”.
La sua è una rivincita nei confronti di Diventerà Bellissima?
“Assolutamente no. Non mi interessano le rivincite, ma i progetti politici. Mi auguro, piuttosto, di essere l’avamposto di tanti amici che con me hanno lavorato in Diventerà Bellissima e che, come me, possano comprendere che questa è la casa ideale”.
Perché Musumeci e il suo movimento hanno scelto di non partecipare alle ultime elezioni?
“Fin da quando è iniziata l’avventura di Diventerà Bellissima, sei anni fa, ho sempre detto che nascevamo per dare nuova linfa al centrodestra e per far sì che tutti coloro che provenissero da quegli ambienti, reduci dalla mia esperienza ma anche da altre, trovassero un posto in cui stare. Ho proposto questo percorso a Musumeci e a Diventerà Bellissima, ma come sanno tutti, durante il congresso, è stato rigettato. Si è deciso di non decidere. Io, invece, sono rimasto coerente con quello che avevo detto, col lavoro che avevo svolto e non potevo non essere in prima fila nel tentativo – poi riuscito – di Giorgia Meloni di creare una grande gamba del centrodestra. Diventerà Bellissima poteva esserne un elemento fondante. Legittimamente, hanno deciso in modo diverso. Io non ho potuto fare altro che proseguire il mio percorso, e penso di aver avuto ragione”.
Musumeci si è congratulato con lei dopo l’elezione?
“Credo non abbia avuto il tempo”.
Adesso Diventerà Bellissima ha scelto di ripiegare sulla Lega, creando un nuovo gruppo parlamentare all’Ars. E’ una mossa coraggiosa o avventata?
“Anche qui eviterei i giudizi. Fra l’altro non ho avuto modo di seguire gli sviluppi, ma da ciò che leggo sui giornali, non credo sia stata presa bene dalla Lega. Mi suona strano che prima ci si dichiari contro il sovranismo e poi ci si allei con un partito che ne ha fatto la sua bandiera. Ma ripeto, non spetta a me distribuire pagelle: io sto facendo un percorso che mi auguro sia utile per aggregare forze e soggetti di centrodestra orfani di un riferimento politico”.
Qual è, invece, il vostro rapporto con Salvini? Crede siano maturi i tempi per fare un governo insieme?
“I governi insieme si fanno solo passando dal vaglio elettorale. Non ne esistono di alternativi. I ribaltoni non appartengono alla nostra forma mentis. E’ chiaro che se ci fossero elezioni, un accordo con la Lega si potrebbe fare. Non toccherebbe certo a me, quanto ai leader nazionali, ma su tante cose la vediamo allo stesso modo”.
Consiglierebbe a Salvini di staccarsi dal Movimento 5 Stelle?
“Questo governo non decide nulla, blocca le opere, fa acqua da tutte le parti… Secondo me non può costruire un governo su un contratto di tanti punti: ogni giorno compare un’esigenza nuova e si finisce col non fare nulla, col bloccare la macchina. Non mi pare stiano facendo bene”.
Con Forza Italia è rimasto qualcosa in comune? Tra i banchi del Parlamento europeo c’è anche Silvio Berlusconi: avete parlato di alleanze?
“Ci siamo salutati, era doveroso nei confronti di un leader. Ma non abbiamo discusso di politica. Penso che Forza Italia abbia tante energie al suo interno, ma è stato soprattutto il prodotto di Silvio Berlusconi: un grande partito che ha tentato di mettere insieme i numerosi riferimenti del centrodestra nazionale. Oggi le cronache parlano di un partito rissoso. Pur non volendo entrare nelle discussioni altrui, non credo possa essere rappresentativo come negli anni scorsi. Fratelli d’Italia si pone in alternativa, come grande attrattiva anche nei confronti dei delusi di Forza Italia”.
Musumeci ha appena nominato Manlio Messina al Turismo. Qual è il suo giudizio sull’operato del governo?
“La presenza di Manlio è importante. E’ l’attuale coordinatore di Fratelli d’Italia per la Sicilia orientale, non può che essere un valore aggiunto. Per ciò che riguarda il governo, non dimentichiamo che è subentrato alla disastrosa esperienza del centrosinistra, quindi serve tempo per invertire la tendenza. Mi auguro che questo tempo sia più breve possibile, perché i cittadini hanno voglia di vedere i risultati. Io sono ottimista perché Musumeci, al di là delle diatribe politiche, è una persona perbene che ha preso degli impegni e farà di tutto per mantenerli”.
In Europa c’è spazio per il modello sovranista di Fratelli d’Italia?
“Io ritengo che l’Europa debba essere pronta se vuole salvare se stessa. Partiamo da una premessa. Qualche volta, quando partecipavo ai dibattiti in campagna elettorale, molti mi dicevano ‘voi siete contro l’Europa’. Io ho sempre respinto questa considerazione: non siamo contro, ma siamo europeisti ante-litteram. Provengo da una destra che ha maturato il concetto di Europa-nazione negli anni ’50 e ’60, prima di tanti altri. Noi, piuttosto, siamo contro questa Europa dei burocrati e dei mercanti. L’Europa è una cosa seria. A patto che si parli di una politica di difesa comune, di una politica estera comune… Non di bilancini e regolette. Serve un’Europa di ampio respiro. Non bisogna ritenere ‘sovranismo’ una parola offensiva. Penso che come Fratelli d’Italia e come gruppo dei Conservatori e Riformisti avremo la grande possibilità di incidere negli equilibri dell’Unione”.