Al consiglio di presidenza di Forza Italia, convocato a Roma da Silvio Berlusconi, Gianfranco Miccichè non è andato. Il presidente dell’Ars, nonostante la fase complessa che attraversa il partito, ha preferito starsene a Palermo, per partecipare alla discussione sulla questione morale. Eppure, per la Sicilia, un posticino negli alti ranghi di Forza Italia dovrebbe scattare. Lo stesso Miccichè, reduce dal 17% alle Europee (un dato che ha doppiato quello nazionale), è uno dei papabili componenti del nuovo coordinamento nazionale che avrà il compito di traghettare i “berluscones” verso il congresso d’autunno: “Che la nostra regione, che garantisce la metà dei voti del partito, non venga rappresentata, è un’ipotesi che non voglio prendere in considerazione – analizza Miccichè –. Se sarò io o qualcun altro lo vedremo. Al momento non ne ho idea”.
Ha le idee più chiare Micciché sulle lacerazioni che attraversano la politica siciliana. La cui tenuta si misura sulla questione morale e sul lento (ma inesorabile) rimpasto organizzato da Musumeci. La vera sorpresa è che Forza Italia, al di là delle letture e delle interpretazioni di queste ore, il rimpasto non lo pretende. Pretende soltanto – questo sì – il cambio di un assessore: Gaetano Armao. “L’impegno, la bravura e la competenza dei nostri assessori sono sotto gli occhi di tutti – esordisce Miccichè – Bandiera, Falcone e Grasso sono lì per la prima volta, ma stanno lavorando bene e bisogna concedergli un po’ di tempo. Ecco perché non farei alcun rimpasto. Credo che il problema di ogni assessore sia la burocrazia. Prima bisogna convincere i tuoi a fare le cose; poi, evitare le bucce di banana che ti piazzano lungo il percorso. Lavorare in queste condizioni non è mai semplice”.
Quindi restano tutti? Anche Edy Bandiera?
“Non c’è motivo di sostituire nessuno. Vedremo più avanti, per motivi di partito, se fare qualche avvicendamento. A quel punto sarebbero “a rischio” tutti, non solo Bandiera. Ma è un ragionamento che si farà più in là”.
Ad Armao, invece, non sono concessi esami di riparazione?
“Gli assessori – ma lo farei anch’io se fossi in giunta – prendono formalmente le sue difese. Armao, però, è stato sfiduciato dal gruppo di Forza Italia. Ma non è per il voto a Cicu in sé. Un assessore regionale, che per diventare tale è stato sostenuto e favorito da un gruppo di tredici persone, e sapendo che a Bruxelles può andare un solo deputato, non può decidere di votare per una persona di un’altra Regione. Da parte di un assessore regionale questo comportamento è incomprensibile. Non puoi pensare di non pagarla o che il tuo partito non ti odierà. Politicamente, s’intende”.
Quindi ne chiederete la rimozione?
“Ho già discusso con Musumeci dell’argomento. Siamo rimasti d’accordo che lo affronteremo di nuovo a inizio luglio. E poi guardi lo scherzo del destino…”.
Quale scherzo?
“Il caso Favignana. Sappiamo che la battaglia per la pesca si gioca in Europa e che la nostra principale concorrente è la Sardegna. Come puoi pensare, da assessore siciliano, dovendo difendere le posizioni della Sicilia nell’UE, di far eleggere un sardo che su molti argomenti è nostro concorrente? Mi spiace che io debba apparire come il professorino di turno, che spiega agli altri come ci si comporta. Ma da alcune cose non si può prescindere”.
In una recente intervista ha bocciato Armao per la gestione della trattativa con lo Stato in riferimento ai fondi per le ex province.
“Quando sei investito di una importante responsabilità, non puoi fregartene e fare ciò che vuoi. Devi risponderne a qualcuno… Noi non riusciamo a portare in aula il “collegato” da tre mesi perché non ci sono soldi. Quello delle risorse è un problema vero. E tu, invece, cosa fai? Anziché trattare e portare a casa quello che ci spetta, come hanno fatto 19 regioni su 20, torni a Palermo con 140 milioni anziché 300, e per di più sottratti ai fondi strutturali… Noi in questa operazione non abbiamo preso un euro dallo Stato, ma abbiamo solo perso una quota di fondi destinati a investimenti per l’Isola. E’ una cosa talmente grave che non puoi deciderla da solo. Armao, vista la difficoltà, avrebbe dovuto chiedere al presidente dell’Assemblea di convocare un dibattito d’aula e riferire ai deputati. Era la prima cosa da fare”.
Armao ha detto che si poteva fare diversamente…
“Mi questo che significa? Ognuno è responsabile delle proprie azioni e i politici non sono estranei a questa regola. Io se all’Ars devo prendere una decisione che contrasta la mia coscienza, convoco una conferenza dei capigruppo o il consiglio di presidenza. Non faccio di testa mia”.
Saverio Romano ha detto che lei avrebbe voglia di un rimpasto immediato perché ha contratto dei debiti in campagna elettorale.
“Ah ah ah. Questa è la mia risposta, la scriva. Ah ah ah”.
Ammesso che questo mega-rimpasto non ci sarà, perché Musumeci perde così tanto tempo per definire le situazioni al Turismo e ai Beni Culturali?
“Sul Turismo credo che ci siamo quasi. D’altronde solo due giorni fa ho comunicato all’aula le dimissioni di Sandro Pappalardo. Credo che Fratelli d’Italia abbia già individuato il nome del sostituto e, conoscendo la persona, credo che sia ben accetta da tutti. Per l’assessorato ai Beni Culturali, come ho già avuto modo di dichiarare, non avanzo alcuna pretesa. E’ un assessorato di diretta pertinenza del presidente della Regione. Non so quello che voglia fare Musumeci, ma a me va bene tutto. Il problema è suo, nel senso che non è facile sostituire uno come Sebastiano Tusa. Anche io, al posto del governatore, mi troverei nello stesso imbarazzo. Ma non c’è alcun problema politico, Musumeci è libero di scegliere in assoluta calma”.
In questi giorni alcuni deputati della sua area – Milazzo e Mancuso – hanno aperto un canale di “cordialità” con Matteo Salvini e la Lega. Ma questa benedetta telefonare da Arcore è arrivata oppure no? Perché l’atteggiamento sembra diverso…
“Questa telefonata di cui si parla è totalmente inventata. Una ventina di giorni fa parlavo coi miei: ho detto loro che se si fosse tornati a votare a breve, noi saremmo dovuti andare con la Lega, ammesso che ci vogliano. E che per questo il mio atteggiamento nei loro confronti sarebbe stato leggermente diverso. Ma non recedo su alcune posizioni, ad esempio i diritti dell’uomo”.
Quindi, nessun input da Berlusconi…
“Io ho 65 anni, e ho sempre fatto e continuerò a fare quello che dice Berlusconi. Ma quando prendo una posizione lo faccio con convinzione e la mantengo. Anche se può dare fastidio a qualcuno… Non ho ricevuto telefonate da Arcore, né da Roma, né da Milano. E’ una falsa informazione. Una voce messa in giro da qualcuno, che i giornalisti hanno subito preso per oro colato, senza confrontarsi”.
Romano non le ha ancora perdonato il modo in cui ha condotto la campagna elettorale. Da capocorrente piuttosto che da coordinatore regionale di partito.
“Sembra che ogni giorno ci sia sempre qualcuno che abbia da ridire a Micciché. Io con Romano avevo fatto un discorso che mi sembra tuttora correttissimo: ossia creare una lista allargata ai centristi. I risultati ci hanno dato ragione. Ma lui, presentandosi con Forza Italia, doveva mettere in conto di poter perdere. Da quando è successo, non si è più riusciti a parlare. Nessuno gli poteva garantire l’elezione. E non poteva non immaginare che un dirigente di partito come me, dal momento che fra i candidati c’era il capogruppo di FI all’Ars, non avesse un atteggiamento a suo favore. Lo stesso Romano, in precedenza, mi aveva detto che se ci fosse stato Milazzo non si sarebbe candidato”.
Tornando alla questione morale: lo conosce questo Arata? La preoccupa che la politica risulti così permeabile di fronte malaffare?
“Arata lo conoscevo benissimo, siamo stati per due anni – dal ’94 al ’96 – colleghi di partito alla Camera dei Deputati. E’ chiaro che quando mi chiamò per chiedermi un incontro con l’assessore Pierobon, io gliel’ho organizzato. Ma Pierobon, che è una persona straordinariamente per bene, non ha alcuna responsabilità in quello che è successo, ci metto la mano sul fuoco. So che Arata era pure un consulente di Salvini, ma non attaccherei mai Salvini per una cosa del genere: è chiaro che non fosse a conoscenza di cosa combinava. Ammesso e non concesso che ci fosse una responsabilità da parte degli Arata, credo di poter escludere una corresponsabilità sia a livello nazionale che regionale da parte della politica. Se invece dovesse esserci, che la scoprano”.
E la questione morale?
“La vera questione morale, secondo me, è la melmosità con cui non si danno risposte ai cittadini che rivendicano un diritto. Sa che alla Soprintendenza di Palermo sono ferme, bloccate, 18 mila richieste di autorizzazione? Sa che, per caso dovessero sbloccarle tutte, farebbero crescere il Pil della provincia di Palermo di tre punti percentuali?”.
Ultima cosa sulla politica nazionale. L’alleanza con Salvini e la Meloni, se si dovesse andare al voto nei prossimi mesi, sembra la più naturale. Ma non teme che i due possano farvi uno sgambetto ed escludervi dall’alleanza di centrodestra?
“E come? Per sgambettare qualcuno devi essere più forte di lui. Può anche darsi che qualcuno, venendo a sbattere sul mio piede, possa farsi male”.