Io andrò a votare alle primarie del Pd. Non ho mai votato per loro e molto probabilmente non ci voterò mai. Ma queste primarie sono per quel partito agonizzante l’estremo tentativo di respirazione bocca a bocca che possa riportarlo in vita; e l’esercito dei moderati oggi ha proprio bisogno di tutti. Ecco perché andrò a votare per le primarie. Nessun inciucio, complottisti e dietrologi stiano sereni e non alla renziana maniera. Non c’è nessun disegno di sovvertimento della geografia politica in atto, non c’è nessun grande vecchio che muove i fili e le mie dita sulla tastiera. C’è solo la consapevolezza che oggi la battaglia campale non è tra sigle, simboli o vessilli; e non è neppure per posizioni di potere. Oggi la battaglia è tra due mondi, tra due culture, tra due idee: da una parte l’estremismo populista, dall’altra la moderazione, la cultura di governo, l’idea che questo paese lo salvi con la testa e non con la pancia.
Ecco perché andrò a votare per le primarie del Pd, perché oggi siamo un fronte unico, pur nelle nostre nette divisioni e nella mia personalissima distanza dal leaderismo sfrenato di Renzi e dalla vocazione alla diaspora degli altri.
Non so ancora per chi voterò, non conosco la galassia democratica, conosco tuttavia quante stelle cadenti quel partito ha generato. La verità è che, dal mio punto di vista, non m’importa chi vincerà e chi perderà. M’interessa solo contribuire all’argine moderato da frapporre a quel fiume in piena che è l’estremismo al potere; e recarmi ai gazebo lo ritengo il modo migliore per farlo.
Perché la nave Diciotti è rimasta una barca attraccata allo Stige in attesa di altre coscienze da traghettare. Perché l’Europa di De Gasperi,Schuman e Adenauer merita rispetto, non dileggio continuo. Perché il reddito di cittadinanza è un pugno allo stomaco di una popolazione che ha bisogno di tutto fuorché di assistenzialismo.
Perché i no alle opere pubbliche sono schiaffi in faccia a un Paese che deve ripartire. Perché la sicurezza è un tema da affrontare con fermezza, sì, e sobrietà, non con slogan e interventi da far west. Perché quel ponte è ancora monco, mentre all’Aquila la ricostruzione è stata immediata. Perché l’economia non è materia astratta da liquidare con sufficienza verso gli zero virgola, bensì una cosa seria che entra a gamba tesa nelle nostre vite.
Perché l’incompetenza non può essere compensata con una pretesa patente di purezza. Perché l’ortodossia nuovista che recita “il prima era peggio” come un te deum sulla tomba del passato è una deriva culturale pericolosissima.
Ecco lo spartiacque. E chi non prende posizione o si arrocca su steccati partitici al momento inutili è complice di quella piena e dei detriti ch’essa trasporta.
Certo, non dimentico il fallimento totale dei governi Letta/Renzi/Gentiloni; e, da siciliano, non potrò mai dimenticare lo sfacelo di Crocetta; forse dovrò turarmi il naso mentre mi recherò al gazebo e penserò che probabilmente queste primarie sono l’ennesima farsa inscenata sulle note di uno statuto manipolato a piacimento; ma lo farò ugualmente, perché in questo preciso momento storico non siamo forza Italia, Pd, Udc e chi più ne ha più ne metta. Siamo noi contro loro.
E ai fiumi in piena io ho sempre preferito il mare calmo della sera.