La pigrizia intellettuale del Primo maggio se la gioca con la pigrizia intellettuale del 25 aprile. Ho letto sovrastato dalla noia le interviste a Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, e a Elly Schlein, segretaria del Pd. Il primo annuncia che presto ci sarà un referendum per l’abolizione del Jobs Act e dev’essere vero perché lo sento dire da dieci anni, e la seconda s’accoda e rilancia sul salario minimo. Non entro nei dettagli, per scampare all’accusa di concorso esterno in tedio. Sul Jobs Act vi suggerisco di riprendere un articolo scritto per noi da Marianna Madia (una seria), quanto al salario minimo mi pare la mano di bianco quando si deve vendere casa.
Secondo il grande Claudio Velardi, siamo tutti un po’ conservatori, ma la Cgil e il Pd lambiscono i confini della reazione. Tutto quanto è nuovo viene respinto dalle barricate novecentesche in cui si sono asserragliati, per prolungare il rassicurante tepore residuo di anni fiammeggianti. Poco più di un anno fa avevamo suggerito alle leadership del e sindacali la lettura di Sinistra!, libro di Aldo Schiavone (storico, saggista, fra il molto del suo curriculum ricordo la presidenza dell’Istituto Gramsci negli anni Ottanta), un’implacabile requisitoria sulla sinistra capace di archiviare il marxismo alla caduta dell’Unione sovietica senza montarci sopra una mezza riflessione, non dico un’autocritica che sa tanto di Cina maoista, e dunque di tuffarsi vestita nel mare della modernità globalizzata, priva delle intenzioni e pertanto degli strumenti per governarla, e infine di additare lo spettro neoliberista, parecchio etereo poiché non è stato il frutto di un complotto globale ma di una globale distrazione. Anche della sinistra. (Non dimentichiamo mai che la globalizzazione ha risollevato dalla miseria miliardi di persone del Terzo mondo, e ridotto di molto le distanze con l’Occidente che per questo ora vive d’angoscia). Continua su Huffington Post