La decisione era nell’aria e adesso è arrivata: Davide Faraone non è più il segretario regionale del Partito democratico. La commissione nazionale di garanzia ha accolto i ricorsi giunti da Palermo e presentati, mesi fa, da esponenti della mozione Zingaretti, che all’ultimo congresso parteggiavano per Teresa Piccione. La Piccione, invocando il mancato rispetto delle regole, si era ritirata alla vigilia dei gazebo, lasciando che fosse Faraone, il 23 dicembre, ad autoproclamarsi segretario. Una mossa che non è mai andata giù allo zoccolo “non renziano” del partito, che così ha deciso di andare in fondo alla questione. Dopo tre rinvii e una pax che non è mai stata sancita – a Faraone, in cambio della rinuncia, era stato offerto un ruolo nella segreteria nazionale – la decisione di detronizzare l’attuale segretario, la cui ultima uscita è stata la marcia di 90 km, da Ragusa a Catania, per denunciare lo stato di abbandono delle infrastrutture siciliane. A breve il segretario nazionale dei “dem”, Nicola Zingaretti, nominerà un commissario del partito in Sicilia.
“Se mi hanno commissariato perché faccio troppa opposizione al Governo – ha detto Faraone commentando la decisione su Facebook – si sappia che da domani ne farò ancora di più. E che forse il nuovo Pd dovrebbe occuparsi di fare opposizione a chi sostiene il Governo di Di Maio e Salvini, non a chi ha sostenuto i governi del Pd. Io appartengo al partito democratico. Se questo partito non è più democratico e cancella i risultati dei congressi, sospendo la mia iscrizione al Pd. Ma lavoro ancora più forte contro questo Governo che fa male all’Italia. E che fa tanto male alla Sicilia ed al Mezzogiorno”.