Il Pd alla ricerca di “una sintesi” dice addio al primo candidato (dagli altri) alla segreteria regionale del partito. Si tratta di Nello Dipasquale, ex sindaco di Ragusa, ed ex democristiano, che fa un passo di lato: “Perché sto cercando di svolgere al meglio il ruolo che mi è stato assegnato dagli elettori, ossia quello di oppositore al governo Musumeci”. E non ha tempo per altro. Un concorrente in meno per la poltrona più ambita – lasciata vacante mesi fa dal dimissionario Fausto Raciti – ma che in realtà già scotta. Anche se la volata è in corso e all’orizzonte si profilano sorprese. Nella lista dei candidati che dovrà completarsi, come da indicazioni, entro il 17 novembre (nei gazebo si vota il 16 dicembre), Nello Dipasquale non ci sarà.
Perché ha scelto di non rendersi disponibile? Il suo nome era tra i papabili…
“Nel mio trascorso politico ho avuto delle esperienze di coordinamento. Non di partiti importanti come il Pd, ma pur sempre di un movimento come Territorio, che aveva una struttura regionale. So cosa significa e quanto è grande l’impegno richiesto. E con estrema chiarezza posso dire di non essere pronto e in grado di poter adempiere bene a un compito così delicato. Continuerò a svolgere con impegno e grande entusiasmo l’incarico di deputato regionale”.
Ma almeno darà qualche indicazione?
“Parto da una convinzione personale. Io questi congressi non li avrei fatti. Né a livello regionale, né tanto meno nazionale, perché cade in prossimità delle elezioni Europee. Io arrivo dalla Democrazia Cristiana e certi insegnamenti mi sono rimasti dentro…”.
A cosa si riferisce?
“Una delle regole fondamentali della politica e dei partiti tradizioni è che non vanno fatti i congressi in occasione di appuntamenti elettorali. Per questo avrei spostato tutto a dopo le Europee. Ma, soprattutto a livello nazionale, prevale un’altra logica e tutti hanno voglia di scendere in campo. Mi auguro, comunque, che sia a livello nazionale che regionale prevalga un ragionamento che ci porti a fare sintesi, senza ridurci a una battaglia fra renziani e anti-renziani, fra chi sta più a sinistra o chi sta più al centro. Questi sono argomenti che non interessano più a nessuno”.
Se non si parte dalle grandi aree, da cosa si parte?
“La gente vuole sapere come risolviamo i problemi legati al lavoro e alla povertà. Questa è stata la strategia vincente di Movimento 5 Stelle e Lega. Li avete mai sentiti parlare di destra o di sinistra? Al loro interno ci sono posizioni politiche diverse, ma loro discutono di questioni. Non serve un partito in cui si guardi a chi c’è stato, a chi c’è o a chi ci sarà. Oggi bisogna capire cosa si vuol fare per gli italiani, o per i siciliani”.
Potrebbe essere uno fra Sammartino e Gucciardi: possiedono il physique du role per questo incarico?
“Nonostante le divisioni del passato e qualche perdita, il Pd oggi esprime una grande classe dirigente. Sono entrambi due nomi rispettabili. Uno è stato assessore alla Sanità e capogruppo all’Ars. Ha esperienza, lo apprezzo e lo ammiro. L’altro ha grande entusiasmo e ha dimostrato di essere preparato e di poter assolvere a compiti delicati. Non mi scandalizzerei se uno dei due fosse il nuovo segretario regionale. Ma ci sono anche altri nomi che possono rappresentare la sintesi. Il prossimo segretario non dovrà segretario di un’area piuttosto che di un’altra. Il Partito Democratico non se lo può permettere. Ha davvero bisogno di riconquistare spazi per tutti. E questo non lo si ottiene facendo una resa dei conti”.
Parteciperà al dibattito interno?
“In tutti gli incontri, da uomo estremamente libero, ho ribadito un concetto: se vincesse Dipasquale sulla base del renzismo contro l’anti renzismo, l’indomani il Pd non avrà raggiunto il suo scopo, ossia quello di rappresentare l’alternativa unitaria al populismo e all’anti-politica”.
Realisticamente, e sulla base degli insegnamenti del passato, pensa che davvero qualcuno sia disposto a un passo indietro per garantire lunga vita ai “dem” anche in Sicilia? Renzi, da Salsomaggiore, ha addirittura paventato l’ipotesi di una scissione..
“Ci vuole un po’ di tempo, che sarà tanto più breve quanto più saremo capaci di essere uniti e offrire posizioni programmatiche serie, condivisibili e concrete. Io credo nel Pd e penso che il Pd possa ancora avere un importante ruolo nello scenario politico del paese. Vale la pena impegnarci per questo, e io lo farò”.