Un proiettile e delle minacce di morte per il procuratore capo di Agrigento, Luigi Patronaggio, e per i suoi tre figli. Sulla scrivania del procuratore capo di Agrigento è arrivata una busta regolarmente affrancata, all’interno della quale vi era il proiettile, calibro 6,35, nascosto fra due bustine di zucchero per impedire la rilevazione dei metal detector. E una frase: “Questo è un avvertimento. La prossima volta, se continuerai a fare sbarcare gli immigrati, passeremo ai fatti. Contro di te e i tuoi tre figli”.
Le indagini saranno coordinate dalla Procura della Repubblica di Caltanissetta. Patronaggio, il primo a salire sulla nave Diciotti, che l’estate scorsa venne bloccata sul molo del porto di Catania senza la possibilità di far scendere gli occupanti (tutti migranti), aprì un’indagine a carico del Ministro dell’Interno Matteo Salvini, con l’accusa di sequestro di persona. Il Tribunale, che tentò di portare in fondo l’inchiesta, venne stoppato dal Senato, che votò contro la richiesta di autorizzazione a procedere per il capo del Viminale. Da parte di Salvini è subito arrivato un messaggio di solidarietà: “Totale solidarietà al procuratore capo Luigi Patronaggio: la violenza e le minacce sono sempre inaccettabili. Le forze dell’ordine sono al lavoro per individuare i responsabili”. Lo stesso Patronaggio, il 12 settembre dell’anno scorso, era stato raggiunto in ufficio da una busta con scritte ingiuriose e un altro proiettile.
Anche in quella occasione il proiettile fu fatto arrivare al quinto piano di via Mazzini. Fu sempre la procura di Caltanissetta, competente per territorio, ad aprire un fascicolo d’inchiesta e delle indagini si occuparono carabinieri e polizia. Di quella lettera si disse che potesse provenire da ambienti paramilitari, ma non sono mai arrivate conferme in tal senso. Patronaggio, 60 anni, è alla guida della procura di Agrigento dal 2016.