Patrioti, contano solo i catanesi

Fratelli d’Italia ha preso una direzione precisa: Catania. I due descamisados, La Russa e Musumeci, oltre a godersi insieme qualche ora di (meritato?) relax, starebbero architettando un piano per portare a Palazzo d’Orleans l’enfant prodige della politica etnea: Gaetano Galvagno, di Paternò. Il figlioccio politico del presidente del Senato, direttore d’orchestra all’Assemblea regionale, con cui persino Raffaele Lombardo gode di rapporti privilegiati, potrebbe essere lo sfidante di Edy Tamajo per la successione di Renato Schifani, ormai consunto dalle numerose emergenze capitate sul suo tavolo e dalle difficoltà nel contenere i malumori e le fughe da Forza Italia.

La destra etnea potrebbe utilizzare questo momento di apparente immobilismo politico per ipotecare, quanto meno, la nomination alle prossime Regionali (previste nel 2027). Con questi lumi, a rimanere all’asciutto potrebbe essere il versante palermitano di FdI. Dove non incide nessuno. Carolina Varchi, che sembrava una figura spendibile per succedere a Musumeci alla guida della Regione, ha trascorso un breve periodo da assessore al Bilancio al Comune di Palermo, facendo perdere le sue tracce – se non fosse per qualche selfie sgranato con la Meloni – dal ritorno a Montecitorio; Giampiero Cannella, assessore agli Spettacoli e alla Toponomastica della giunta di Lagalla, sarebbe anche il segretario regionale per la Sicilia occidentale, ma tocca palla meno di un astemio al festival della birra; ci sarebbero pure il senatore Raoul Russo – ex segretario particolare dell’assessore regionale al Turismo – e Alessandro Aricò, attuale titolare delle Infrastrutture. Anche loro non pervenuti.

Questo “squadrone”, alle ultime Europee, è riuscito nell’impresa di far eleggere a Strasburgo un transfugo della prima ora: quel Giuseppe Milazzo che ottenne il primo mandato grazie ai voti di Micciché e di Forza Italia. E che oggi si ripropone da patriota facente funzione, con un incarico di passaggio anche al Consiglio comunale di Palermo (dove emerge, soprattutto, per le sceneggiate sopra il banco della presidenza). Al Balilla, che ha diretto lo “squadrone” dalla sua Catania, senza voler metterci la faccia, non è riuscito lo sgambetto ai danni di Ruggero Razza, l’ex assessore regionale alla Salute che è riuscito a strappare un pass per l’Europarlamento soprattutto grazie ai voti degli ex di Diventerà Bellissima. L’altro candidato era il sindaco di Gravina, Massimiliano Giammusso, che i patrioti avrebbero voluto imporre nel “rimpastino” architettato da Schifani e invece è rimasto fuori per la seconda volta.

Sembra che il tandem La Russa-Musumeci, oltre a congegnare divertentissime vacanze insieme (nel segno dell’amicizia) siano riusciti da un lato a disinnescare le pretese e le arroganze di Manlio Messina, apparso più taciturno del solito; e dall’altro ad anestetizzare un blocco palermitano che, per la verità, non è mai parso così brillante. Paolo Francesco Scarpinato, uno degli assessori-non-eletti che sopravvive in giunta nonostante i mal di pancia del governatore Schifani, è stato calato da Roma a inizio legislatura, nonostante gli mancassero i voti e soprattutto le referenze. Dopo lo scandalo di Cannes è stato catapultato dal Turismo ai Beni culturali, e sarà il primo a rischiare la poltrona se il presidente della Regione decidesse di completare il tagliando. Gli è mancato il guizzo (non i santi in paradiso).

L’unica vicenda in cui i nostri eroi della legalità – distrattissimi sulle spese pazze del turismo e sulle costose campagne mediatiche di Schifani – sono affaccendati, in queste calde giornate d’agosto, è la difesa d’ufficio di Arianna Meloni, contro cui starebbero tramando i “poteri forti” (la fonte è “Il Giornale” di Sallusti). La Varchi prospetta “uno scenario preoccupante. Sarebbe ancora una volta la solita strategia messa in campo dalla sinistra, screditare l’avversario politico adottando il famoso “metodo Palamara”, magari con il coinvolgimento di qualche Procura”. Aricò segue a ruota, sottolineando che si tratta di “presunte indiscrezioni prive di qualsiasi fondamento. Arianna non è sola, siamo tutti al suo fianco certi che non si farà intimidire da questa subdola strategia”. Per Russo, addirittura, “lo sterminio culturale che sfocia in vere e proprie barricate dell’odio, lascia sgomenti anche i più avvezzi alle asprezze politiche”. Non si capisce granché. Ma l’esibizionismo è talmente sfrontato da lasciare interdetti. Non mancano, infatti, le foto insieme alla povera Arianna, sintomo di una politica che diventa vetrina sbiadita del gossip estivo e sede di complotto che neanche i No Vax.

I decadenti patrioti del capoluogo, scarsi nell’azione parlamentare e di governo ma bravissimi a riempire i social di scadenti proclami, hanno dovuto subire l’avanzata dei colleghi catanesi, che, invece, si stanno ritagliando un ruolo da protagonisti in vista delle prossime competizioni elettorali. Saranno La Russa e Musumeci, Razza e Galvagno a dare forma alla edizione 2.0 di Fratelli d’Italia, che al prossimo giro non si limiterà ad assistere Schifani (come accaduto a settembre 2022), ma vorrà incassare a piene mani.

Alberto Paternò :

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