Era il prescelto di un pezzo del Movimento 5 Stelle, ma non quello della deputazione regionale. Per questo l’architetto Franco Miceli non sarà il candidato sindaco della coalizione di centrosinistra per il Comune di Palermo. L’ipotesi è stata bocciata da Giuseppe Conte durante un confronto da remoto con il capogruppo grillino all’Ars, Nuccio Di Paola, e con altri esponenti di rango del M5s siciliano, tra cui Giampiero Trizzino, l’altro papabile candidato per palazzo delle Aquile. “L’incontro con il presidente Giuseppe Conte è stato proficuo – commenta Di Paola -. Siamo certi che si lavorerà bene per le prossime elezioni amministrative nei comuni, Palermo e Messina in primis, e per le prossime regionali. In quest’ottica si è parlato di organizzazione e di temi da mettere sul tavolo. Per quanto riguarda Miceli, Conte ha confermato l’utile incontro, annunciando nei prossimi giorni ulteriori passaggi di condivisione per definire il percorso più utile per Palermo”.
A sostenere l’ipotesi Miceli, oltre a un pezzo del Pd (ch’era pronto a farlo conoscere a Letta), era stato invece il gruppo che fa riferimento ai deputati nazionali Adriano Varrica e Steni Di Piazza, ossia l’altra anima del Movimento con cui la prima è entrata palesemente in contrasto. Nel corso dell’interlocuzione di oggi con Conte, i portavoce dei Cinque Stelle avrebbero chiesto la nomina immediata di un referente regionale che possa condurre in prima persona la trattativa col Pd e con gli altri partiti della coalizione per individuare un metodo utile alla scelta del candidato. Che, a causa dei tempi ristretti, non potrà essere quello delle primarie.
La situazione rischia di rimanere in stand-by per qualche altro giorno. Lo strappo su Miceli rischia di allontanare dalla coalizione Fabrizio Ferrandelli, sempre molto quotato in città, che potrebbe ripiegare sulla candidatura di Davide Faraone. E anche Carlo Calenda, primo alleato di +Europa a Roma, ha già preso le distanze: “Noi non ci alleiamo quando il Movimento 5 Stelle è in coalizione”, ha detto a Repubblica. Il M5s “rende impossibile qualsiasi amministrazione di qualità. Perché diventa sempre battaglia ideologica sul nulla. Ed è il contrario di quello di cui ha bisogno Palermo. Noi sicuramente ci presenteremo indipendentemente dal Partito democratico e dall’alleanza con i 5 Stelle. Saremo la terza alternativa, orientata al buon governo, sulla linea del pragmatismo del governo Draghi”.
Ma anche gli ‘orlandiani’, che avrebbero preferito il metodo delle primarie, sono poco inclini ad accettare supinamente le scelte del Pd. A partire dall’attuale vice-sindaco, Fabio Giambrone, che si defila: “Per noi le primarie sono fondamentali per non soffocare i tanti protagonismi che già ci sono. Se dovesse emergere un altro metodo, è evidente che sosterremo il candidato. In quanto a me, al limite deciderò se correre nella lista del Pd”. Fra gli scontenti anche Mariangela Di Gangi, attivista dello Zen, molto in sintonia con Trizzino: “Non si può parlare per mesi, costruire un’alleanza e iniziare a parlare di programmi per poi scoprire che le decisioni più importanti vengono prese altrove, in camere ristrettissime”, ha confidato a Live Sicilia. La prossima sarà una settimana di fuoco e il rischio è di far deflagrare tutto.