Mentre infuria la bagarre giudiziaria-morale sull’esito del campionato e il Palermo spera di entrare in A dalla porta di servizio, vogliamo parlarvi di una nuova categoria di tifosi. Una volta c’erano i “portoghesi”, così erano chiamati quelli che entravano allo stadio a sbafo, sembra in ricordo di una manifestazione canora a Roma nel quale l’ambasciatore del Portogallo chiese (e ottenne) dal Papa che i suoi concittadini residenti nella Capitale non pagassero il biglietto.

Comunque, questi “portoghesi” si intrufolavano, saltavano i muri di cinta, si fingevano invalidi e assistevano gratis alla partita del Palermo con ogni astuzia. I “portoghesi” sono stati sostituiti dai tifosi low cost, quelli che hanno scoperto e ri-scoperto l’amore per i colori rosanero nel preciso momento in cui il prezzo del biglietto è sceso a due euro. Folgorati. Nelle due partite dei play-off il Palermo ha “schierato” quasi sessantamila fans a sostegno della propria squadra. Col biglietto a prezzo pieno quest’anno le presenze raramente hanno superato le cinquemila unità. Del resto qualsiasi spettacolo a sbafo ha sempre un suo fascino.

Al Barbera abbiamo visto di tutto. Vecchi tifosi nostalgicamente con la maglietta di Miccoli, ma anche tante facce nuove, come se fosse nata una nuova generazione: la generazione due euro. Ed è facile riconoscere questi nuovi supporters. Segni particolari: molti non sanno nulla di calcio, sanno che il Palermo gioca con la maglia rosanero e gioca contro chi ha una maglia di colore diverso. Niente a che vedere con i duemila che si sono abbonati regolarmente, con gli ultras puri e duri che vanno in trasferta, insomma con chi il calcio l’ha preso sempre sul serio, anche in tempo di vacche magre.

Eppure anche i tifosi “low cost”, invenzione del marketing rosanero per combattere la desertificazione dello stadio, sono serviti. Non hanno portato il Palermo in A ma hanno riempito il Barbera con l’ignavia euforia di chi va a mangiare i tortellini alla Fiera del Mediterraneo, hanno cantato e incoraggiato la squadra pur senza conoscere un solo nome dei calciatori rosanero, hanno restituito con la loro presenza alle partite interne il senso della festa. Nella confusione qualcuno ha anche detto che il Palermo ha ritrovato il suo pubblico ma come diceva Troisi questo non ci sembra amore, piuttosto un calesse. L’amore in genere comporta sofferenza, sacrificio e rinuncia. E con due euro – cinque ne ha spesi in queste ultime partite del Palermo chi ha scelto la la più nobile gradinata – la rinuncia si limita a un gelato. Per il Palermo, che ha aperto le porte a tutti pur di riavere gli spalti pieni, un male forse necessario ma fuori da ogni regola di mercato. Che ha aperto una falla pericolosa, perchè adesso tornare a fare pagare un vero biglietto sarà come vincere la Champions League.