E’ un siparietto quasi imbarazzante quando Nello Musumeci, nel corso della conferenza stampa d’addio di Roberto Lagalla alla giunta regionale, si pronuncia in favore dell’amico: “In politica mai dire mai. Spero di poter lavorare ancora con lui, seppure in ruoli diversi”. Sono i minuti in cui Carolina Varchi, candidata a sindaco di Palermo per Fratelli d’Italia, rilancia su Facebook il proprio manifesto elettorale. Segno che non scherza. Così Musumeci è costretto, in parte, a ritrattare l’endorsement: “Lagalla ha auspicato un chiarimento del panorama politico. Io sono uno dei fondatori di Diventerà Bellissima ma non sono il coordinatore – ha spiegato il presidente della Regione – spetta alla cabina di regia del coordinamento del movimento e alle altre forze politiche trovare una sintesi: mi auguro la più vicina possibile. La Sicilia è centrodestra nella sua comunità, nella pubblica opinione, non tenere conto di questo da parte delle forze politiche diventerebbe un suicidio. Spero che tutte le forze politiche trovino convergenza sul candidato che si riterrà il migliore”.
Anche su Palermo è una partita apertissima. Nel centrodestra, per il momento, resta in campo cinque candidati. Oltre a Lagalla e Varchi, che fanno battere il cuore del governatore, ci sono Francesco Cascio, proposto da Forza Italia; Francesco Scoma, in campo con la Lega; e l’autonomista Totò Lentini, su cui ha speso una buona parola Raffaele Lombardo. Un elemento di chiarezza potrebbe giungere nelle prossime ore dal Carroccio, che si riunisce con Matteo Salvini. Ma la partita non sembra così prossima alla conclusione. Varchi, nel frattempo, è lanciatissima: “Al netto di qualche timido passo in avanti, oggi Palermo è ridotta ad un cumulo di macerie. Macerie simboliche e reali. Sono le montagne di immondizia, le bare accatastate, gli ingorghi in tutta la città, i negozi chiusi, le periferie abbandonate. Ad essere uccisa è stata la speranza, soprattutto dei più giovani, di vivere in una città normale. La speranza di poter rimanere nella propria città invece di dover emigrare. La mia è una storia nuova e completamente diversa da quella di Orlando e di chi, come Miceli, vuole continuare la sua esperienza amministrativa con le stesse forze politiche che hanno devastato la città”.
Lagalla, durante l’encomio di questa mattina dal governo della Regione, ha snocciolato i risultati raggiunti in questi quattro anni e mezzo: dagli oltre 700 milioni di euro per riqualificare l’edilizia scolastica, al Piano per ridurre la povertà educativa, agli oltre 80 milioni per contrastare l’emergenza Covid e garantire la didattica in continuità e in sicurezza. “Ho lavorato strenuamente, in sintonia con gli uffici e con tutto il personale, per recuperare i ritardi amministrativi accumulati negli anni e raggiungere nuovi obiettivi”. Anche Musumeci gliene dà atto: “Ho avuto il piacere e l’onore di avere come componente della giunta, fin dal nostro insediamento, il professore Roberto Lagalla che sarebbe certamente rimasto se non avesse deciso di candidarsi alla guida della città di Palermo, malata di carestia d’amore. La sua è una scelta di coraggio e altruismo e per questo gli rivolgo un sincero in bocca al lupo”. Carolina è avvertita.
Vertice tra Salvini e i dirigenti regionali della Lega
Dopo tre ore di riunione su Zoom con la classe dirigente siciliana, il mandato di Matteo Salvini ai suoi è netto: chiudere sulle candidature questo weekend. “Quando verrò a Palermo (l’8 aprile) deve esserci il nome del candidato a sindaco di Palermo”, ha detto il segretario del Carroccio. Al momento resta in campo il nome di Scoma, ma il Capitano pare non disdegnare l’opzione Lagalla. Sarà Nino Minardo, nelle prossime ore, a fare un giro di consultazioni con gli alleati: “La Lega in questa tornata elettorale non farà da spettatrice ma svolgerà un ruolo da protagonista – ha detto il segretario regionale del Carroccio, e ideatore di ‘Prima l’Italia’, a Live Sicilia -. Poi vedremo con gli alleati se indicheremo Palermo, Messina o la Regione.
La Lega – non è un mistero – punta a piazzare un proprio uomo alla presidenza della Regione, in alternativa rivendica il candidato sindaco a Palermo o al limite un ticket con Forza Italia. A Messina, invece, Nino Germanà sarebbe pronto a ritirare la propria candidatura per favorire un accordo con gli altri partiti del centrodestra (che alla fine potrebbero convergere su Maurizio Croce). I timore è che da questa partita potrebbe rimanere fuori Fratelli d’Italia, come confessa lo stesso Minardo: “C’è un buon dialogo con i riferimenti siciliani ma in questo momento c’è una posizione più ampia a livello nazionale che vede questo partito su candidature autonome un po’ ovunque”.
Nell’incontro di ieri è stato fatto il punto anche su alcuni temi cruciali come quello dell’emergenza rifiuti che da troppo tempo è irrisolto. Si è discusso anche di acqua pubblica a cui famiglie e imprese non hanno ancora accesso, di come investire efficacemente i fondi europei e nazionali, delle difficoltà del comune di Catania dopo le vicende che hanno coinvolto il sindaco, dell’impegno della Lega a risolvere i problemi della città di Palermo a partire dallo scandalo del cimitero dei Rotoli. In vista delle prossime elezioni amministrative – sia comunali che regionali – il partito ha nominato nuovi coordinatori provinciali. A Catania il nuovo responsabile è Fabio Cantarella, a Palermo Francesco di Giorgio, a Messina Daniela Bruno, a Trapani Francesco Cannia, a Caltanissetta Michele Vecchio e ad Agrigento Annalisa Tardino. E’ quanto si legge in una nota del partito.