Spenti i riflettori sul Centre Court di Wimbledon, il circus del grande tennis sbarca al Country Club di Palermo, che è la sede del secondo torneo più importante, su suolo italiano, dopo gli Internazionali di Roma. Il direttore del Palermo Ladies Open, giunto alla sua 34.ma edizione, è Oliviero Palma. Padrone di casa e artefice di una competizione che quest’anno presenta nel tabellone principale un plotone di nove ragazze italiane (di cui un paio provenienti dal torneo di qualificazione) e la n.10 al mondo, la russa Daria Kasatkina. “L’obiettivo sarebbe avere in finale, domenica prossima, una delle nostre contro una straniera di livello. Così da riempire le tribune”.
Sono già stati venduti 8 mila biglietti. Si tratta di un buon risultato per un torneo di categoria 250.
“Sono raddoppiati rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso e questo ci fa ben sperare. Ma avendo a disposizione circa 15 mila posti per l’intera settimana, vorremmo fossero molti di più. Inoltre, stasera abbiamo in campo un match di primo turno degno della finale di Wimbledon: Kasatkina contro Martina Trevisan, già n.18 al Mondo e semifinalista al Roland Garros. Ci piacerebbe vedere gli spalti gremiti. Ce lo auguriamo perché facciamo tanti sforzi, è un impegno economico importante che riusciamo a gestire senza finanziamenti pubblici: l’unica soddisfazione è essere gratificati dal calore del pubblico”.
Quello di Palermo è un torneo che si regge sulle proprie gambe. Con un parterre di sponsor d’eccezione, fra cui Intesa San Paolo, che credono nel progetto e nei valori della pratica sportiva.
“Il Palermo Ladies Open raggiunge circa 10 milioni di spettatori in tutto il mondo. Ha un’importante rilevanza economica, ma sono convinto che il torneo debba farsi solo se può sostenersi sulle proprie gambe. Non sarebbe corretto dipendere dal politico di turno, dai suoi umori o dal fatto che possa piacergli, o meno, il tennis o il circolo. Essere indipendenti è l’ideale”
Qual è il legame che siete riusciti a instaurare con una città per larga parte “calciofila”?
“Palermo e la Sicilia hanno una grande tradizione tennistica e il pubblico è sempre stato sensibile al fenomeno. Un po’ meno a comprare i biglietti, perché la caccia all’omaggio è sempre aperta. Se noi dobbiamo rendere il torneo autonomo dai finanziamenti, abbiamo bisogno di vendere la pubblicità, i diritti televisivi ma anche i biglietti. Su questo i palermitani sono un po’ duri…”.
Nel 2020 siete stati i primi ad applicare al tennis, e allo sport in generale, i protocolli anti-Covid. La ripartenza è avvenuta al Country, dopo mesi di stop del circuito a causa della pandemia.
“Siamo stati carichi d’incoscienza. Quando ci hanno proposto di essere i primi a ripartire col Wta Tour abbiamo detto di sì senza pensarci due volte. Abbiamo subito capito che Palermo sarebbe stata al centro del mondo e che il Country sarebbe stato il primo circolo a fare una cosa che nessuno sapeva come fare. Non conoscevamo i protocolli, li abbiamo studiati insieme agli istituti americani di medicina e abbiamo apportato in corsa le dovute correzioni. Quelle linee guida sono servite a tutti gli eventi venuti dopo”.
Il fatto che il torneo cada a ridosso delle due settimane di Wimbledon, rappresenta un vantaggio o uno svantaggio?
“Secondo me è un vantaggio. Anche se ci possono essere degli inconvenienti: come quello capitato all’ucraina Elina Svitolina, che ha appena fatto semifinale a Londra e qui si è cancellata. Di contro, tutte le giocatrici che hanno perso la prima settimana a Wimbledon, è un po’ più facile averle qui”.
Il tennis italiano al femminile, dopo i successi degli anni scorsi, sta attraversando un periodo di transizione. Eppure le ragazze non nascondono le aspettative e voi ne avete in tabellone parecchie.
“Nel tennis di oggi non ci sono le dominatrici del passato, alla Graf o alla Sabatini per intenderci, quindi ne beneficia la competizione. Anche per le azzurre è un po’ più facile farsi spazio. Sebbene la qualità non sia ancora il massimo, ce ne sono parecchie fra le prime cento al mondo e qualcuna può risalire la classifica. Anche le nuove leve stanno andando bene: noi abbiamo visto Gaia Greco, una ragazzina di 16 anni, che si è arresa in maniera onorevole al primo turno di qualificazioni”.