Sul sagrato della Cattedrale, in una fredda sera di un inverno che sembra non voler finire mai, Palermo ieri era un’unica fiaccola di pace. Attorno al suo amatissimo Don Corrado, tutta la città ha elevato il suo accorato canto di pace, limpido, unanime, vivo.
Ieri sera erano lontanissime le voci scomposte e le beghe dei partiti attorno agli improbabili candidati a futuro Sindaco. Anzi, erano totalmente assenti. Non si sentiva – finalmente, nel breve spazio di un’ora – il brusio sommesso e il mormorio di nomi e cognomi; non si vedevano le strette di mano dei burattinai; non si stringevano accordi affaristici su smaltimento di rifiuti d’oro o sul rifacimento dell’asfalto pesato in milioni di euro. Non si parlava di cimiteri vecchi e nuovi ed anzi proprio la morte era lontana da quel canto di vita.
La nostra è una città complicata, ma è una città di pace. Una città che vive nella pace, anche se dentro animi inclini ad accendere mille questioni condominiali e ancora mille e mille controversie da traffico caotico e soffocante. La ‘sciarra’ è nelle parole, negli occhi e nelle mani, la pace è nel cuore.
Il cuore dei palermitani non merita di essere ‘sgovernato’ da chi nutre altri interessi. La politica ha fallito, ha ingannato, ha truffato. La politica – certa politica, questa politica – continua a blaterare, ma non le crede più nessuno. Se dovesse ancora perpetrarsi l’inganno di nuovi personaggi in cerca di troni, si sappia che non è più questo il tempo, perché Palermo vuole un sindaco che le somigli davvero, profondamente, nel cuore.
Ieri sera avrei voluto riconoscere, in mezzo a tanta gente, il suo volto; il volto che abbia la stessa espressione di una città multietnica, colorata, contraddittoria sì, ma di pace. Un volto amico, figlio dei palermitani onesti che hanno stabilito distanze ormai incolmabili dalla delinquenza organizzata e dalle connivenze con i peggiori. Un esponente delle menti libere e illuminate degli intellettuali ma con il cuore caldo di questa gente pacifica e accogliente. Ieri sera gli avrei voluto infondere il coraggio che ci vuole e che circolava tra le fiaccole accese della gente che copriva per intero il sagrato della Cattedrale. Una luce ad illuminare il buio della notte di quest’epoca inquietante.
Non ci serve un politico generato da un algoritmo. Non ci serve il frutto dei soliti accordi tornacontisti. Ci serve un Sindaco che si discosti dalle disillusioni e dalle rassegnazioni, perché non è più il tempo; il Sindaco che adesso è certamente nascosto in questa città di pace, mimetizzato fra le buone persone.
Per scovarlo, riconoscerlo e investirlo di un ruolo così grande, fra il visionario e il pragmatico, bisogna azzardare una rivoluzione copernicana, abbandonando le vecchie logiche che hanno per decenni inquinato politica e coscienze. Bisogna seguire altre strade, altri percorsi, altre logiche. Con poco tempo e ancor meno risorse. Ma bisogna farlo ora. “Se non ora, quando”? Bisogna farlo con lo spirito di chi accende una luce nel buio pesto del mondo attuale. Perché anche la luce più piccola, in un buio smisurato, può sembrare abbagliante.
(tratto da Facebook)