L’amministrazione comunale sta per terminare il suo mandato e si scopre liberale ed aperta alle imprese. In piena crisi economica e sull’orlo del dissesto, inserisce nel piano di riequilibrio la vendita delle proprie quote azionarie dell’aeroporto di Punta Raisi. Ma quella che qualche tempo fa sarebbe stata una vendita che avrebbe arricchito la città adesso appare più una colossale svendita.
Non posso che essere d’accordo con Alessandro Albanese, presidente della Camera di commercio e vice di Gesap quando dice: «Siamo passati da 7 milioni di utile a 7 milioni di perdita 2020. Non è il momento per vendere. Ovviamente siamo favorevoli alla privatizzazione, che renderebbe la società più veloce sul mercato internazionale, ma è assurdo farlo ora».
Da anni il comune di Palermo avrebbe dovuto avviare l’operazione che sarebbe stata sicuramente vantaggiosa, ma la filosofia da “socialismo reale” che ha imperato a Palazzo delle Aquile in questi anni lo ha impedito. Ora, in emergenza, senza convinzione, senza convenienza e soltanto per coprire i buchi di bilancio prodotti in questi anni, si avvia affannosamente la svendita.
Poi la seconda puntata che vede protagonisti i novelli liberali di fine mandato: la giunta approva la realizzazione di 7 progetti di fattibilità per realizzare 7 parcheggi. Indovinate con che modalità? Quella del project financing, quindi con il coinvolgimento dei privati. Benissimo, ben svegliati!
Anche qui, come non essere d’accordo con Massimiliano Miconi, presidente di Ance Palermo, quando dichiara: «Noi costruttori accogliamo sempre positivamente ogni iniziativa di coinvolgimento delle imprese private nel finanziamento e realizzazione di opere pubbliche. Siamo, però, pessimisti rispetto al fatto che si troveranno imprenditori disposti a farlo, dopo un decennio ininterrotto durante il quale ogni iniziativa di project financing è stata accolta con disinteresse e ostilità da parte di questa amministrazione comunale, mi riferisco al project del nuovo cimitero di Ciaculli, presentato dieci anni fa, o al bando per il centro congressi alla Fiera del Mediterraneo, per non parlare del project per i nuovi mercati generali, bloccato alla partenza, o quello per l’acquario mai partito».
O come dimenticare la reazione “entusiasta” dell’amministrazione comunale quando scoppiò il caso Virgin a Palermo, un procedimento appena avviato e già tutti colpevoli: «Ancora una volta il lavoro di attenzione contro chi crede di vivere in zone franche della città ha prodotto dei risultati eccellenti. L’amministrazione comunale intende costituirsi parte civile nel procedimento».
Nessuna preoccupazione per tutti i lavoratori che perdevano il lavoro, nessuna preoccupazione per un grande marchio che interrompeva la sua attività in una città dove già Decathlon e Ikea avevano deciso di non investire. Naturalmente è notizia proprio di questi giorni che la struttura della Virgin per fortuna riapre.
Coinvolgere gli imprenditori onesti, illuminati, che hanno voglia di fare ed investire è un segnale di intelligenza da parte di chi amministra la città. Essersene dimenticati, averli criminalizzati e scambiati per “prenditori” per dieci anni, salvo poi in emergenza e senza alcun piano strategico, averli chiamati all’appello sa di inutile propaganda. Di fine mandato.
Davide Faraone è il capogruppo al Senato di Italia Viva, nonché candidato sindaco a Palermo