Nemmeno il tempo di ballare una sola estate, come la protagonista del celebre film degli anni Cinquanta: Ester Bonafede è stata fatta fuori dalla Foss ancor prima che arrivasse il solstizio, a quattro giorni esatti dal 21 giugno. Una manciata appena di settimane era passata dalla sua nomina a sovrintendente, nomina che aveva sollevato turbolenze politiche, artistiche e sindacali anche in seno alla Fondazione Orchestra Sinfonica Siciliana della quale l’architetto Bonafede era già stata al vertice negli anni in cui era anche assessore regionale nella giunta di Rosario Crocetta. Il Consiglio di amministrazione della Sinfonica si è riunito oggi pomeriggio (al momento della votazione si è assentato Marco Intravaia, rappresentante della Regione, che era stato nominato pochi minuti rima vicepresidente del Consiglio stesso) e al termine della seduta l’incarico da poco ri-conferito alla Bonafede è stato revocato (hanno votato per la revoca il presidente del Cda, l’avvocato Stefano Santoro, il cui voto vale doppio per regolamento, e i consiglieri Sonia Giacalone, in rappresentanza dei lavoratori, e Giulio Pirrotta, in quota Comune di Palermo, questi ultimi due contrari già nel corso della votazione che portò la Bonafede alla sovrintendenza) .
Il presidente Santoro, che pure aveva votato a favore del ritorno della Bonafede nelle scorse settimane, ha spiegato che la motivazione della revoca è «la mancanza delle dichiarazioni che attestino l’insussistenza di cause di incompatibilità per l’incarico».
La Bonafede aveva fornito solo generiche rassicurazioni sulle cause di incompatibilità nei giorni scorsi (me nessun documento è mai arrivato al protocollo della Fondazione): il dubbio era stato sollevato per il contenzioso che la vede avversa alla Fondazione stessa che vorrebbe restituiti 40 mila euro di spese non suffragate – secondo il vecchio Cda – dai criteri di trasparenza. I documenti sono già al vaglio della Corte dei Conti. A sua volta, la Bonafede reclama dalla Foss 20 mila euro di spettanze che non le sarebbero mai arrivati e che riguardano il suo precedente incarico da sovrintendente.
«Bisogna adesso nominare al più presto il nuovo sovrintendente – ha detto Santoro – è un problema sul quale non si può più prendere tempo perché è una figura fondamentale affinché la Fondazione e con essa l’Orchestra possano lavorare al meglio». Santoro ha lasciato intendere che il nome potrebbe anche esulare dalla lista di quelli che si sono candidati dopo la «manifestazione di pubblico interesse» che la Fondazione aveva bandito.
La vicenda della guida della Sinfonica rischia di incrinare anche la già precaria stabilità degli equilibri alla Regione dopo che il presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè era intervenuto pesantemente sulla scelta di Santoro in merito alla revoca della Bonafede. Solidarietà a Santoro è stata espressa da Saverio Romano, leader di Cantiere Popolare. «Il presidente Miccichè, alla guida di un organo che dovrebbe essere super partes, interviene a piedi uniti sulla governance di uno degli enti della Regione, senza che né l’assessore al ramo né alcun esponente del governo si pronuncino nel merito – dice Romano – . È davvero incredibile constatare come la politica si sia ridotta in questo stato dove, chi dovrebbe garantire terzietà e imparzialità non perde occasione per minacciare politicamente organismi che dovrebbero agire in piena autonomia, e chi dovrebbe dare indirizzo politico, mantiene il più rumoroso silenzio. Ovviamente mi riferisco alle minacce politiche di Miccichè all’indirizzo di Stefano Santoro, colpevole di voler assicurare la piena legalità degli atti alla Fondazione Orchestra Sinfonica Siciliana; un comportamento, quello di Miccichè, che stigmatizzo e che mi porta a manifestare la piena solidarietà al presidente del cda della Foss».