Ci sono voluti trent’anni per avere un progetto ma, guarda caso, alla vigilia delle elezioni Amministrative di domenica prossima, sono stati presentati i lavori della Ragusa-Catania: 68 chilometri, una decina di svincoli, ma soprattutto 1,5 miliardi d’investimento (e nessun pedaggio per chi la percorrerà). A salutare l’avvio del cantiere è giunto Matteo Salvini, attuale Ministro delle Infrastrutture, che ne ha approfittato per qualche appuntamento elettorale della Lega; e persino Nello Musumeci, da Roma, si è intestato la paternità dell’opera: “Dalla promessa strappata al governo Conte nel marzo 2019, alla mia nomina a Commissario nel marzo 2021 da parte del ministro Giovannini: non ci siamo fermati un solo giorno – scrive l’ex governatore – per procedere, d’intesa con l’Anas, alla redazione e approvazione del progetto esecutivo, ed alla pubblicazione del bando di gara, che abbiamo dovuto ripubblicare per l’avvenuta revisione dei prezzi. Ho lasciato la guida della Regione nella serena consapevolezza di avere mantenuto un altro importante impegno”.
Ragusa e Catania, i perni dell’importante infrastruttura che dovrebbe ridurre i tempi di percorrenza fra le due province, sono anche due dei principali comuni al voto domenica prossima. E così un po’ tutti sono saliti sul carro: dal sindaco uscente di Ragusa Peppe Cassì (“Nei prossimi 5 anni continuerò a far sentire la voce della nostra terra dentro le Istituzioni, là dove serve, fin quando questa e altre opere di interesse strategico non vedranno la luce”); passando per i rappresentanti del Movimento 5 Stelle, che annunciano di “visitare i cantieri periodicamente fino alla posa dell’ultima pietra”. Solo il deputato del Pd Nello Dipasquale ha preso le distanze da una passerella che stona col clima elettorale. O meglio, che cade a fagiolo, considerate le abitudini nostrane: “Oggi si è consumato il fittizio atto d’avvio, più da spot elettorale che altro – ha detto il parlamentare regionale -. Tuttavia, è probabilmente uno dei traguardi più importanti al quale ho contribuito con incessante impegno, senza timore d’essere smentito, e che, da politico ragusano, conserverò nella memoria per sempre”.
Sembra partita, finalmente, l’ultima corriera. L’opera sarà pronta, al netto di intoppi, nel 2026. L’occasione del Palaregione è servita a Salvini per rilanciare col Ponte sullo Stretto, mentre Schifani ha utilizzato una formula nuova e buttato la palla in avanti: “Penso vada rivisto il tema dell’alta velocità del corridoio Berlino-Palermo, che penso vada riattivato e che in quella logica vada riattivata la tipologia di trasporto che da Messina deve arrivare a Palermo con l’alta velocità, perché si tratta di un tutt’uno”. Dalle strade ai ponti alle ferrovie è un attimo. Tanto le parole sono gratis e il tempo gioca a favore degli annunci. Sui treni è intervenuto anche l’assessore Aricò, con la sponda dell’Ance Sicilia (Associazione nazionale costruttori edili) per chiedere il potenziamento della linea ferroviaria: “Non tutta la linea Palermo-Catania-Messina è percorribile a 200 km/h. Il governo regionale ha chiesto al ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, di integrare il progetto affinché la Sicilia abbia almeno un’intera Alta Capacità che aiuti i siciliani a uscire dall’isolamento e a raggiungere il più velocemente possibile il Ponte sullo Stretto e il resto d’Italia”. Ci mancava l’annuncio di qualche nuova compagnia aerea, e il menu era completo.
Le infrastrutture strategiche – da sempre grosse incompiute – rappresentano un rantolo abituale. Ma la campagna elettorale porta con sé fiumi di promesse e di annunci. Come quelli partoriti nei giorni scorsi dal governo a beneficio di enti e associazioni dell’ex tabella H, che saranno destinatari di 4,7 milioni di contributi; e anche dei Comuni, che fra una decina di giorni si vedranno liquidare le prime tranche del “Fondo autonomie locali”, come previsto dall’ultima Legge Finanziaria. Tra le numerose iniziative assunte dall’esecutivo – per via amministrativa – ci sono anche tre nuove azioni di sostegno economico alle piccole e medie imprese e ai liberi professionisti. Le misure di aiuto, predisposte dall’assessorato all’Economia e dal dipartimento Programmazione, derivano dalla riprogrammazione di economie per complessivi 155 milioni di euro.
Uno di questi interventi prevede l’assegnazione di 65 milioni di euro all’Irfis, finalizzati allo scorrimento delle graduatorie dei beneficiari di aiuti per l’emergenza Covid-19. Fino a oggi la Regione, attraverso il proprio istituto finanziario, ha assegnato prestiti fino a 100 mila euro per contenere le sofferenze delle imprese siciliane. Mentre nel periodo fra il 2020 e il 2022, l’Irfis ha deliberato oltre 18 mila interventi per 388 milioni tra finanziamenti, crediti d’esercizio, consolidamento di passività, misure straordinarie, finanziamenti agevolati e contributi a fondo perduto. L’Irfis, al netto della scarsa operatività di Palazzo d’Orleans, dei frequenti problemi di cassa, delle Finanziarie impugnate, dei conti in disordine, dei disavanzi da ricucire, rappresenta un’isola felice, capace di portare in fondo, senza fare una grinza, le numerose iniziative assegnategli dal governo durante la fase emergenziale.
Se tutte le società fossero come Irfis, saremmo in una botte di ferro. Purtroppo non è così. Sono numerosi i carrozzoni che azzoppano il bilancio consolidato di Mamma Regione. Enti inutili e vetusti, con numerose vertenze aperte, spesso moribondi (l’ultimo esempio è Ast), che hanno senso solo se garantiscono poltrone. Nel sottogoverno siciliano, però, si annidano altri esempi di forte inefficienza. Come nel caso delle ASP. Quella di Palermo non ha ancora erogato ai laboratori analisi convenzionati i 65 milioni di extrabudget per l’anno 2021: la commissaria Daniela Faraoni sostiene di non poterlo fare a causa di un cambio del sistema informatico che ha ingarbugliato le procedure. L’avvento di Salvatore Iacolino alla guida del dipartimento Pianificazione strategica ha sbloccato, quanto meno, l’erogazione dei budget mensili (dell’anno in corso) consentendo a numerose realtà di rifiatare.
Tornando alla campagna elettorale, che stimola gli istinti più redditizi, la Regione nei giorni scorsi si è impegnata a supportare la Fondazione Falcone, di cui è socia, per finanziare le attività del futuro “Museo del presente e della memoria della lotta alle mafie dedicato a Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e a tutte le vittime di mafia”, che sarà realizzato a Palazzo Jung di Palermo. Questo rientra a pieno titolo fra i buoni propositi, come d’altronde il rilascio del Paur (provvedimento autorizzativo unico regionale), propedeutico all’indizione della gara d’appalto da parte di Rfi per l’ultimo tratto del percorso dell’anello ferroviario di Palermo, tra le stazioni Politeama e Notarbartolo, della lunghezza di circa due chilometri. Altre opere in divenire. Piccole parentesi nella stasi più totale. Che si palesino a pochi giorni dal voto, come i Re Magi alla vigilia dell’Epifania, non può essere un caso.