“I collegati non sono un capriccio, né un’invenzione del Parlamento, ma sono stati richiesti espressamente dall’esecutivo. E all’Ars non ci sono cassetti, e non c’è nulla di segreto e di nascosto”. Gianfranco Miccichè non ha preso bene la conferenza stampa di Musumeci e Armao sui conti disastrati della Regione, andata in scena martedì scorso dopo che il presidente dell’Ars, in seguito a una comunicazione del governatore, ha chiesto alla quinta commissione di stralciare dal testo del maxi emendamento tutte le norme di spesa. E non ha affatto gradito che Musumeci abbia assegnato la paternità dei “collegati” all’Ars, così come l’inefficienza in tema di riforme: “A chi serve, dopo un anno, non avere approvato la legge sui rifiuti? – aveva tuonato Musumeci – Per dire che il governo Musumeci non ha risolto il problema o per fare un favore a qualcuno?”.
In apertura di seduta, questo pomeriggio a palazzo dei Normanni, Micciché ha sottolineato, senza mai citarlo direttamente, le “responsabilità omissive” dell’assessore Gaetano Armao, reo di non aver comunicato all’aula per tempo le difficoltà finanziarie dell’Ente e di aver garantito le coperture che poi sono, invece, sparite. E ha difeso l’operato dell’Assemblea rispetto agli attacchi formulati da Musumeci di fronte ai giornalisti: “Musumeci in quella conferenza stampa ha detto che questo parlamento tiene nei cassetti una serie di leggi di riforma che sarebbero necessarie alla Sicilia. Non ho dubbi che siano necessarie, così come non ho dubbi che questo governo non abbia alcuna responsabilità circa la situazione finanziaria che si è venuta a creare. Ma allo stesso tempo non si può attribuire alcuna responsabilità al Parlamento, né di aver inventato i collegati, né sulle leggi non approvate. Perché ne sono state approvate tantissime quando c’è stato il tempo di farlo”.
E da lì il contrattacco: “Se il parlamento fosse stato avvisato delle problematiche finanziarie già nel mese di giugno, quando la Corte dei Conti le ha fatte emergere, piuttosto che andare appresso ai collegati avremmo potuto esaminare le leggi a cui fa riferimento il presidente della Regione. Un fatto che mi ha molto amareggiato, ma con questo non voglio aprire alcuna polemica, è che si è detto che i ddl sono nel cassetto forse per favorire qualcuno. Immagino che questa osservazione sia sintomo della confusione del momento, perché posso garantire al 100% che l’accelerazione sulla riforma dei rifiuti, quella a cui si riferiva Musumeci, è richiesta da tutti i partiti e non solo dal governo. Io non ho mai tentato di tenere nascosta qualche legge o iniziativa del governo. Il mio compito è garantire che possa essere espletato e portato a termine il programma con cui Musumeci ha vinto le elezioni, ma ho anche un altro compito, cioè garantire tutta l’aula. Se in questa Assemblea c’è qualche cassetto, lo troverete aperto. Non c’è nulla di segreto e di nascosto”.
Al termine dell’intervento di Micciché, le opposizioni – con l’intervento di Lupo (Pd) e Cappello (Movimento Cinque Stelle) sull’ordine dei lavori – hanno chiesto di aprire un dibattito sul flop dei conti (in aula era presente Armao, non Musumeci). Ma Micciché ha spiegato di dover prima convocare una conferenza dei capigruppo. Il primo giorno utile potrebbe essere giovedì, al massimo, martedì prossimo. Il “collegato” invece, privo di spesa, ha iniziato il suo percorso in aula oggi: tra le norme approvate l’articolo 1, sulla vendita diretta dei prodotti ortofrutticoli e l’articolo 11, sugli alloggi di Messina (entrambi dopo una riscrittura). Ok pure agli articoli per i lavoratori Lsu Almaviva ed ex Pumex, e l’articolo 16 sulle strade degli scrittori di Sicilia. Mentre il governo è stato battuto dal voto segreto su un articolo che prevedeva la nascita dell’osservatorio del florovivaismo. La seduta è stata rinviata dal vice-presidente
COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE (versione integrale)
Con riferimento alle problematiche riguardanti il maggior disavanzo recentemente accertato dal Governo regionale e più in generale alla complessiva situazione finanziaria della Regione ed ai suoi effetti sull’esame dei disegni di legge all’attenzione dell’Aula per i profili attinenti la legittimità delle coperture finanziarie, desidero precisare quanto segue.
Il 10 giugno 2019 è stato approvato dal Governo regionale un primo Rendiconto generale per l’esercizio finanziario 2018, trasmesso alla Corte dei Conti per il giudizio di parifica in data 13 giugno.
La Corte dei Conti con ordinanza del 24 giugno ha chiesto ulteriori chiarimenti sul risultato di amministrazione con riferimento in particolare ai fondi vincolati extraregionali. Conseguentemente, la Corte ha segnalato un possibile peggioramento del risultato di amministrazione pari a 2 miliardi e 768 milioni di euro circa, che si aggiungerebbero ai già acclarati 6 miliardi e 974 milioni circa.
Successivamente, in Commissione Bilancio, nonostante l’avviso espresso dalla Corte dei Conti sul peggioramento del risultato di amministrazione, il Governo ha dato copertura finanziaria ai disegni di legge in esame senza informare la Commissione e l’Assemblea del carteggio in itinere con l’organo contabile.
A seguito della nota pervenuta dalla Corte dei Conti, l’Assessorato all’economia ha compiuto una verifica analitica delle registrazioni contabili effettuate, predisponendo un nuovo Rendiconto generale che è stato approvato dalla Giunta in data 8 agosto (delibera n. 281) e ritirando contestualmente il precedente Rendiconto.
Dalle operazioni di verifica compiute è stato accertato un aggravamento del risultato di amministrazione per l’esercizio finanziario 2018 pari a circa 400 milioni di euro.
Contestualmente, con deliberazione n. 282 dell’8 agosto 2019, la Giunta ha approvato un piano di rientro del disavanzo da cui non si evincono tuttavia le necessarie fonti di copertura (ovvero il dettaglio dei capitoli da decurtare).
Il nuovo Rendiconto, corredato di ulteriore documentazione, successivamente richiesta dalla stessa Corte dei Conti, risulta in atto all’esame dell’organo contabile per procedere alla parifica.
Nessuna comunicazione ufficiale di tale carteggio con l’organo contabile e delle suddette delibere di Giunta è stata data alla Presidenza dell’Assemblea né ai suoi Uffici.
Rammento all’Aula che, durante la pausa estiva dei lavori, la Presidenza dell’Assemblea, come anticipato nella seduta n. 135 del 31 luglio 2019, si è fatta carico, congiuntamente con la Presidenza della Commissione Bilancio, di elaborare un testo di sintesi dei disegni di legge ‘collegati’ in discussione da sottoporre all’esame dell’Aula alla ripresa dei lavori.
Giova precisare che in tale fase l’Assessore all’economia, personalmente contattato da questa Presidenza, alla fine del mese di agosto ha assicurato la copertura finanziaria del testo.
Nonostante ciò, nella prima seduta utile della nuova sessione, ad apertura dei lavori, il 10 settembre scorso, ho chiesto al Governo di fornire chiarimenti in merito proprio al maggior disavanzo relativo all’esercizio 2018, pari a 400 milioni di euro, come quantificato nella delibera della Giunta regionale su citata, n. 282/2019, al fine di poter assicurare l’esame dei disegni di legge all’ordine del giorno nel rispetto dei principi di copertura finanziaria.
Il Governo, presente in Aula, si è impegnato a dare chiarimenti alla Commissione Bilancio. In seguito ha trasmesso al Presidente della Commissione una sintetica nota in cui si è limitato a confermare il maggior disavanzo accertato, sottolineando la necessità di procedere pertanto a “riduzioni delle diseconomie” ed all’accrescimento delle entrate. Non fornendo alcun chiarimento in ordine alla disponibilità o meno di risorse per il collegato in discussione.
Pertanto, considerato che nella suddetta nota non era affrontato il tema della copertura, ho inviato, il 13 settembre 2019, una nota formale al Presidente della Regione per una definitiva delucidazione in merito, allo scopo di garantire la legittimità costituzionale del disegno di legge sotto il profilo della correttezza e dell’idoneità delle coperture finanziarie.
Soltanto a seguito della ulteriore sollecitazione di questa Presidenza, in data 17 settembre, è pervenuta la risposta del Presidente della Regione in cui si raccomanda, in considerazione della pesantissima situazione finanziaria ed in costanza del giudizio della Corte dei Conti, prudenza nell’esame del disegno di legge in discussione limitandolo alle norme urgenti che non prevedono spesa.
Pertanto, è mio preciso dovere in qualità di Presidente dell’Assemblea, assicurare l’osservanza dei principi costituzionali in materia di equilibrio di bilancio e di corretta copertura finanziaria delle leggi, anche in conformità alle ripetute sollecitazioni formulate in tal senso dalla Corte dei Conti in sede di giudizio di parifica del Rendiconto generale della Regione.
Per quanto riguarda i collegati,
Desidero evidenziare che l’Assemblea già nell’ordine del giorno di approvazione del DEFR, n. 67 del 28 novembre 2018, accolto dal Governo, aveva impegnato l’Esecutivo ad individuare i riflessi finanziari dei disegni di legge ‘collegati’, le cui implicazioni finanziarie, come sappiamo, si sono chiarite soltanto negli ultimi giorni.
Successivamente, su richiesta dell’Esecutivo, lo strumento dei collegati è stato utilizzato per consentire una rapida approvazione dei documenti finanziari principali ed evitare il ricorso all’esercizio provvisorio o quantomeno a contenerne i tempi.
A tal proposito occorre ricordare che il Governo ha presentato all’Assemblea i disegni di legge di stabilità e di bilancio in data 24 dicembre 2018 con la volontà iniziale di approvarli entro il 31 dicembre.
In considerazione della ristrettezza dei tempi, al fine di consentire l’approvazione degli strumenti finanziari con un esercizio provvisorio del bilancio di durata minima, si è convenuto, in accordo con il Governo, di approvare una legge di stabilità limitata al suo contenuto tipico di natura squisitamente finanziaria e di transitare le normative di settore ai disegni di legge collegati, che sono stati presentati dal Governo a decorrere dal 16 gennaio 2019.
Infatti, la legge di stabilità, depurata delle normative di settore e di sistema, è stata approvata il 15 febbraio 2019.
Pertanto, subito dopo l’approvazione della suddetta legge è iniziato l’esame del collegato principale presentato dal Governo che, in considerazione dell’eterogeneità dei suoi contenuti, ha dato origine a diversi collegati di settore.
Desidero altresì evidenziare che, nonostante l’Assemblea sia stata fino ad oggi prevalentemente impegnata nell’esame dei cosiddetti disegni di legge collegati, sono state approvate numerose leggi di riforma di iniziativa governativa, in particolare la riforma del diritto allo studio, la semplificazione dell’azione amministrativa, la disciplina della pesca, la semplificazione e l’accelerazione delle procedure in materia di autorizzazione paesaggistica.
Tra le altre leggi di settore, la riforma delle Ipab è attualmente all’esame della Commissione Bilancio per la copertura finanziaria e la riforma organica in materia di rifiuti è pronta per essere esaminata dall’Aula.
Infine, le riforme riguardanti il governo del territorio ed i consorzi di bonifica sono state presentate dal Governo a luglio e sono attualmente all’esame delle Commissioni di merito.
Pertanto nessuna responsabilità può essere imputata all’Assemblea per il ritardo nella trattazione dei disegni di legge di riforma prima citati.
Da ultimo, mi corre l’obbligo di segnalare che il Consiglio dei Ministri, in data 19 settembre, ha deliberato di impugnare tra gli altri gli articoli 5, 12 e 15 del collegato generale concernenti rispettivamente l’attualizzazione di risorse previste dalla normativa nazionale da destinare agli enti di area vasta, la rideterminazione del disavanzo 2017 e il relativo ripiano nelle annualità 2018, 2019, 2020 e 2021, nonché le correlate variazioni di bilancio.
Reputo pertanto che, in attesa della pronuncia della Corte Costituzionale in merito, sia necessario accentuare i principi di prudenza e di sana gestione finanziaria, data la indubbia delicatezza della condizione generale dei conti pubblici regionali.
Ritengo, infine, che la ricostruzione cronologica e documentale che ho appena sottoposto all’attenzione dell’Aula rappresenti un utile contributo di chiarezza per l’individuazione del percorso più corretto da seguire nell’esame dei prossimi documenti finanziari.
L’INCHIESTA DI REPUBBLICA
La Regione è paralizzata e non può spendere un euro. Non arriverà a chiedere le dimissioni di Armao per non fare un torto a Berlusconi, ma della tregua estiva non c’è più traccia, come confermato da Micciché a “La Sicilia”: “Mi sono incazzato con lui perché fino all’ultimo sosteneva che il “collegato” avesse le coperture. Anzi, lo sostiene ancora”. E invece no: arriverà in aula un disegno di legge scarno, senza un euro, con pochissime norme.
Non siamo talmente vanitosi da arrogarci un merito che (probabilmente) non ci appartiene, ma sulla pessima condotta dell’assessore all’Economia anche “Repubblica” è tornata a pungere. Claudio Reale, a pagina 3 dell’edizione palermitana, ha ricostruito gli ultimi tre mesi di omertà dell’assessore al Bilancio, che non avrebbe mai riferito all’Ars e al suo presidente – sin dal 24 giugno scorso, giorno del primo avvertimento della Corte dei Conti – dello stato comatoso delle casse siciliane, lasciando approvare tre norme a rischio impugnativa. Il provvedimento che ha già colpito il collegato generale, infatti, potrebbe tornare d’attualità non appena il Consiglio dei Ministri passerà al setaccio la norma sullo sblocco delle assunzioni (approvato il 30 luglio) e quella sulle autonomie locali (del 31). Poi l’Ars è andata in ferie per l’impossibilità di procedere sul maxi collegato della quinta commissione, che in estate è stato stravolto (e snellito) e solo il 17 settembre, al termine dell’ennesima riunione con coup de theatre, sepolto.
Solo allora, un mese e mezzo dopo aver scoperto un ulteriore buco da 400 milioni di euro nelle casse della Regione, Musumeci e Armao si sarebbero presi la briga di comunicare, in risposta a una lettera di Miccichè, che “si ritiene prudente procedere” escludendo nuove norme di spesa. Al termine dello scambio epistolare, dello stop imposto da Micciché e dell’insurrezione di Pd e Cinque Stelle, il governatore e il suo vice si presentarono in conferenza stampa ad annunciare il disastro, di cui fino a qualche ora prima l’Assemblea era all’oscuro.
E durissimo, oltre alla ricostruzione di Reale, è anche il commento di Lauria su Repubblica. Del quale va citato un passaggio su tutti. Quello in cui si legge che l’incapacità della politica siciliana “è sempre lì, simboleggiata proprio dall’uomo che doveva smantellarla, dal primatista dei conflitti d’interesse che ha l’allegro vezzo di proporsi ancora come homo novus dopo aver navigato per anni al fianco di potenti dispensatori di consulenze targati Forza Italia, aver sorretto il bastimento autonomista di Raffaele Lombardo e nell’ultimo periodo aver gestito la traballante politica economica di Musumeci”. Si indaga sui conti e, da oggi, persino sulla correttezza istituzionale di Gaetano Armao, che dopo una foto in pompa magna per esibire l’entusiasmo ritrovato dentro Forza Italia (parentesi estiva poco credibile), si ritrova tutti contro. Il perché è presto detto.