Il paradosso è che, alla vigilia dell’insediamento delle Camere, è più avanti il lavoro sul governo che sui presidenti dei due rami del Parlamento. È il risultato di uno schema per cui si è scelto di aprire una estenuante trattativa, facendo dipendere l’esito della scadenza più ravvicinata da quella più lontana, ed esponendo così al mercanteggiamento anche le cariche istituzionali.
Quanti ministeri vale palazzo Madama? E quanti Montecitorio? Salvini, prima di mollare il Senato, vuole capire cosa incassa sul governo perché la rinuncia alla seconda carica dello Stato e al Viminale, dal suo punto di vista, non possono essere a costo zero. E dunque fa sapere che “si sta lavorando per Calderoli”. Berlusconi, cui non fanno difetto le capacità commerciali, ha prezzato a “due ministeri” la rinuncia alle presidenze. E, eternamente uguale a se stesso, ha chiesto il controllo dei dossier che gli stanno più a cuore. Continua sull’Huffington Post