Nuvole nere su “La Sicilia”

Il pagamento degli stipendi di luglio non basta a rimettere in carreggiata i giornalisti de ‘La Sicilia’ di Catania. Su di loro, infatti, pende la minaccia dei licenziamenti collettivi. Come si apprende da una nota pubblicata nell’edizione di sabato, l’assemblea dei giornalisti “ha invitato il Comitato di redazione del giornale a conferire mandato a un legale affinché appronti un’istanza di fallimento per la società proprietaria della testata. Ciò – si legge nel comunicato – dopo avere appreso attraverso una pec del socio di maggioranza, Mario Ciancio Sanfilippo (…) della volontà di procedere ai licenziamenti collettivi”.

Si tratta di “un’iniziativa sofferta e dolorosa, che arriva dopo 9 anni di sofferenze e svariati accordi disattesi, non ultimo quello di maggio in cui si chiedeva alla redazione di farsi carico di una Cigs pari al 34%, con riduzione del lavoro domenicale, per garantire il pagamento puntuale delle mensilità a seguire”. Anche se “come la finestrella di prima pagina continua a testimoniare, la puntualità non è mai stata rispettata e soltanto ieri i giornalisti hanno avuto pagato, ironia della sorte, lo stipendio di luglio. In tutto questo va pure considerato che l’azienda, oltre a retribuire in ritardo tutti i dipendenti del giornale (quindi amministrativi e poligrafici compresi), nonché gli stessi collaboratori (creditori fino a diciotto mensilità), non ha versato ben tre anni di quote del Tfr al fondo pensione complementare. Somme di cui i giornalisti risultano, anche in questo caso, direttamente creditori”.

Le perdite, stando alla nota, ammonterebbero a centomila euro al mese, anche se “ogni richiesta da parte del cdr è stata puntualmente elusa, con conseguente intorbidamento delle acque che scorrono sempre in una sola direzione. Tagli e licenziamenti”. Il Cdr ha inoltre precisato che i licenziamenti non sono condivisi dal direttore del quotidiano Antonello Piraneo, che ha annunciato di essere pronto a rimettere il mandato e a lasciare l’azienda se tale ipotesi si dovesse concretare.

Paolo Cesareo :

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