Anche se la metà circa dei 1240 marchi espositori della 94esima edizione di Pitti Uomo è straniera di molto lontano e dunque potrebbe non interessarsi al nuovo governo italiano e alle beghe europee, nel piazzale della Fortezza da basso dove fino all’anno scorso sostavano i “peacock”, i giovani pavoni in completo rosa e scarpe verdi lucidate a mano, c’è la bella installazione a righe colorate ideata da Sergio Colantuoni (Pitti Optical Colors, in acronimo POP), ma tutti i visitatori sembrano tornati a un’idea di eleganza più contenuta.
Continuano misteriosamente a piacere le caviglie a vista sotto gli orli corti, meglio ancora se in stile “buttero maremmano” cioè in abbinata con le scarpe grosse a punta tonda rialzata, ma non ci sono dubbi che i baffi a manubrio, i cappelli di paglia sulle ventitre e l’aria scioccamente malandrina siano tramontati. L’elemento sul quale gli uomini continuano e continueranno anche per la prossima estate a esagerare sono le stampe delle camicie. Vanno molto quelle vintage, dichiaratamente recuperate dagli archivi (segno che l’archivio c’è, ovvero che si è detentori di una storia e non dei poveri improvvisati), oppure quelle di pura fantasia purché spiritose.
E sì, ci sono anche molti colori pastello, benché pochissimi fra gli uomini eleganti osino volar più alto del rosa pallido, concesso alla camicia e in abbinamento con un rigoroso solaro militare. Lo si scopre frequentando uno degli incontri “educational” che gli arbiter elegantiarum come Franz Botré organizzano nella loro lounge, frequentatissimi da professionisti che discutono di armature di tessuti pregiati come cinquecento anni fa avrebbe fatto un condottiero di ventura per la propria corazza, e più o meno con gli stessi scopi. Proteggersi, mostrarsi.