Ogni casacca ha il suo prezzo

Gli ex deputati di Attiva Sicilia, tra cui Elena Pagana (moglie di Razza) lasciarono il M5s per approdare a Fratelli d'Italia

La tavola è apparecchiata per nuovi arrivi, anche se la scelta di accogliere Giancarlo Cancelleri ha provocato umori contrastanti dentro Forza Italia e nella coalizione, e riaperto vecchie con Fratelli d’Italia. La mossa di Schifani – la storiella del partito “inclusivo” appare sempre più un alibi per riprendersi in squadra Gaetano Armao – ha riportato alla memoria il passaggio di alcuni ex grillini alla corte di Musumeci, anche se attraverso un periodo di lenta transizione. Era l’esperimento di Attiva Sicilia, messo su, fra gli altri, dall’attuale moglie di Ruggero Razza, Elena Pagana, che decise di abbandonare il M5s dopo aver ottenuto la vicepresidenza dell’Assemblea per Angela Foti, nel corso della scorsa legislatura (alle ultime Regionali si candidarono tutti con FdI: bocciati).

E non è un caso, non può esserlo, che a giustificare l’ennesimo episodio di trasformismo sia stato Ruggero Razza, ex assessore regionale alla Salute e militante convinto di FdI, che da un po’ di tempo a questa parte dispensa perle di buona politica sui social: “Ognuno – ha detto Razza – ha diritto, mettendoci la faccia e senza contropartite, di cambiare idea e, nella maturazione delle proprie esperienze, di abbracciare un nuovo percorso politico”. Piccolo inciso: Elena Pagana, alla fine della fiera, ha avuto anche la contropartita, essendo diventata assessore al Territorio e Ambiente pur senza essere eletta al parlamento siciliano: i millecinquecento voti ottenuti nel collegio di Enna non le erano valsi il seggio. Tornando all’attualità, però, Razza ha ragione quando afferma che “il filtro delle decisioni, in democrazia, spetta ai cittadini non ai polemisti da social media, che si indignano a comando. Sono i cittadini che giudicano, osservano, votano e si formano una propria idea”. E quindi l’incoronazione: “Giancarlo non è uno sprovveduto. Sta a lui vincere il pregiudizio di chi ritiene che la sua conversione sia motivata da ragioni altre”.

Le parole dell’ex assessore e attuale consulente del Ministro per il Sud, non fanno molti proseliti fra i patrioti, tanto che un altro allievo di Nello Musumeci, Marco Intravaia, ha scelto di attaccare a testa bassa. Anche se fissare una linea di confine fra gli imbarazzi di Cancelleri e quelli di Schifani (nell’accoglierlo) non deve essere facile: “Il cambio di casacca di Giancarlo Cancelleri da “apriscatole” ex viceministro grillino a Forza Italia è francamente sconcertante – ha scritto Intravaia -. È vero che soltanto gli sciocchi non cambiano idea, ed è legittimo aderire ad un altro partito, ma questo è un caso di incoerenza conclamata: per i toni irriguardosi con cui si è espresso nei confronti di Berlusconi e dei vertici del partito che ora lo ospita, per l’arroganza e la mancanza di galateo istituzionale con cui si è posto nei confronti del governo Musumeci e della sua coalizione, di cui Forza Italia faceva parte. Più che di parabola politica siamo di fronte al più elementare opportunismo che contribuisce ad allontanare i cittadini dalle istituzioni”.

Le parole di Intravaia hanno inaugurato una nuova crisi nei rapporti con Forza Italia, che ha replicato in modo sbiadito con Pellegrino, il capogruppo all’Ars (“All’amico Intravaia suggerisco più attenzione nel giudicare “sconcertanti” i cambi di partito, visto che rischia di insultare anche coloro con cui sta tutt’ora condividendo il proprio percorso politico”). Ma soprattutto rischiano di aver aperto uno squarcio sulla venalità di Forza Italia, a cui non è bastato aver riunito gli stati maggiori al Politeama dopo tanto tempo. Serviva il colpo a effetto. Che è arrivato e non sarà il solo, come si lascia scappare lo stesso Schifani in un’intervista sfornata lunedì mattina da ‘Il Giornale’: “Non escluso altri arrivi – ha detto il presidente della Regione, alle prese col doppio incarico di reggente del partito (con buona pace di Caruso) – Gran parte dell’elettorato moderato che ha investito consensi in forza come il Terzo Polo, ora guarda a Forza Italia per la coerenza delle sue scelte”. Ma cosa c’è di coerente nell’aprire le porte a chi ti ha insultato e considerato feccia per anni? Qual è il guadagno di un’operazione che non porta voti e semmai li toglie? “Siamo attrattivi anche per moderati che hanno visto l’appiattimento del Pd a sinistra con la Schlein ed ex pentastellati che non si riconoscono nell’estremismo barricadero del Movimento”, continua Schifani.

La campagna acquisti è cominciata ancora prima di vedere il risultato conseguito dalla squadra. Dopo sei mesi, infatti, il governo si è limitato a una sequela di annunci e a qualche scandalo irrisolto. Per Cancelleri entrare in Forza Italia ha significato sposare una “famiglia di valori”. Berlusconiani fino al midollo. Per qualcuno come Gaetano Armao, invece, significherebbe ritrovarli. La fusione a freddo tra Calenda e Renzi, che avevano usato l’ex assessore all’Economia per provare a scardinare il sistema bipolare in Sicilia, ha fatto fiasco. Tra Armao e Schifani non è mai venuta meno la stima, né in campagna elettorale né dopo. E i primi segnali di un riavvicinamento erano giunti durante un incontro organizzato alcune settimane fa a Palermo dall’assessore Tamajo. Fu lì che il governatore lanciò l’amò. Il papocchio fra Azione e Italia Viva ha fatto il resto.

Alla storia si aggiungono altri indizi, raccontati dal ‘Giornale di Sicilia’. Schifani, come sostiene Giacinto Pipitone, avrebbe riaperto un canale di dialogo con gli ex forzisti Giuseppe Castiglione e Pino Firrarello (sindaco di Bronte) che fino a pochi mesi fa erano nel partito, prima della folgorazione per Calenda. Firrarello si sarebbe presentato a Palazzo d’Orleans, mentre Castiglione, suo genero, avrebbe dato l’ok per inserire alcuni dei suoi uomini nella lista civica di Trantino a Catania, dove Azione non presenta il simbolo. Piccoli movimenti carsici che indicano un riavvicinamento, e che avranno come logica conseguenza una nuova sponsorship per Armao. A quel punto, per i garantisti come Ruggero Razza, sarà ancora più semplice dare il benvenuto a bordo. Basterà ricordare le sue imprese a Via Notarbartolo (cinque esercizi provvisori su cinque sessioni di bilancio) e lo splendido rapporto con Musumeci. Un finale da favola già scritto. E stavolta i patrioti non fiateranno.

Costantino Muscarà :

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