Ho litigato furiosamente col mio capo pasticciere. Ce le siamo dette, poi lui di pomeriggio mi ha mandato un messaggio per scusarsi. “Scusami se ho alzato la voce, ero nervoso”. Gli ho risposto che non ha bisogno di scusarsi. “Se ci scanniamo vuol dire che siamo vivi”, gli ho scritto. Fra l’altro la cosa l’avevo già abbondantemente archiviata.
In realtà non ho mai ascritto alla voce lesa maestà le urla di un dipendente contro di me. Nel lavoro si litiga, se si vedono le cose in maniera diversa bisogna dirselo, anche se magari a volte lo stress te le fa dire male. Ci sta.
Io per esempio ho nostalgia di quando litigavo al giornale. Al giornale c’erano giorni in cui si litigava furiosamente. Allora eravamo sessanta, stavamo tutti in un open space, eravamo in pratica una famiglia allargata. Tutti sapevamo i fatti di tutti. Passavamo la vita lì, era quasi inevitabile. A volte capitava di litigare di brutto. Perché magari il titolo che avevano affibbiato al tuo pezzo non ti piaceva, perché avevi bisogno di più spazio e invece o quaranta righe o niente. Perché magari volevi il richiamo in prima pagina. Per i carichi di lavoro. Cose di giornale, normali.
Al giornale c’erano mille motivi per litigare. E litigavamo. Ricordo un paio di liti epocali, con tanto di pacieri a dividere i contendenti e di caffè chiarificatori al Rosanero. Amavamo il giornale come nient’altro. Per questo si litigava. Per amore, a volte anche per piccole gelosie stupide ma fondamentalmente ce le dicevamo per amore.
Non ho mai ritenuto le liti sul posto di lavoro un handicap o una mortificazione. Né penso che la lite, la discussione animata anche ai limiti dell’insulto, possa inficiare quella che pomposamente viene definita “armonia professionale”. Tornando al bar, credo nel mio diritto sacrosanto di urlare in faccia al capo pasticciere che una cosa fa schifo o è fatta male, così come credo nel suo diritto di rispondermi per le rime. Senza la necessità della scuse a tempo scaduto, quando io ormai nemmeno ci penso più e magari programmo già la prossima lite. Perché un’arancina fatta come si deve nasce proprio dall’ossessione per le cose fatte a regola d’arte. E a volte per ricordarlo hai il dovere – per il rispetto che devi a te stesso e al tuo lavoro – di alzare la voce. Un minuto dopo, amici come prima.