Non sparate (minchiate) su Mattarella

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il ruolo, per nulla scontato, di garante della Costituzione

Non c’è niente di reale nella più reale delle crisi istituzionali di questo Paese dall’avvento di una memoria cibernetica collettiva. Lo scontro tra Mattarella e i nuovi barbari del web è una grande finzione dove l’unica cosa che fa rabbrividire è la violenza dell’ignoranza. Come un televoto in cui nessuno vince ma al limite si guadagna una citazione nei titoli di coda di un film di quart’ordine come quello a cui stiamo assistendo, ciò che conta non è la testa che esprime un pensiero ma il dito che lo spara. Il mouse come un grilletto, il social come una piazza di esecuzioni sommarie in stile talebano: solo che qui non ci sono veli sul volto o immagini sgranate, ma nickname e alta definizione.

Non ha alcun valore cosa dire, l’importante è propalare, esserci nell’ostentazione del non essere un bel niente (rivoluzionari, conservatori, mancini, destrorsi, anarchici, repubblicani, schietti, ammogliati). Nel decidere con un clic se dare la morte o concedere l’altare al povero Mattarella non importa la sostanza e, a dire il vero manco la forma. Ciò che fa audience o meglio engagement (abbiamo ripassato l’inglese, on line of course) è il ripetersi grottesco di un mantra che tra mille domande non nasconde la sola risposta possibile per chi si crogiola nella versione social del dubbio amletico: essere o non essere? Minchiate.

Gery Palazzotto per Il Foglio :

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