Il cronista registra una ariaccia vera nella Lega. Succede sempre così: le botte elettorali scoperchiano malumori trattenuti e contraddizioni irrisolte. Ma su questo torneremo tra un po’. Prima, focus stretto su Matteo Salvini. La sua vera preoccupazione è il processo Open Arms, che arriva a sentenza il 20 dicembre. C’è chi racconta la favoletta che, se lo condannano, in fondo gli fanno un favore, perché può giocarsela sul martirio per aver difeso i confini. Mica tanto: facile fare i condannati coi processi degli altri. La condanna è sempre un bel problema, soprattutto per un leader abbastanza consumato. L’elemento positivo è il contesto, e infatti Salvini punta tutto su quello. In questo clima – Donald Trump, Elon Musk, l’Albania, il cattivismo delle parole e delle politiche – il dibattito sul “se resta o meno vicepremier” nemmeno si pone. Lì resta e non lo tocca nessuno. Per un leader che come orizzonte ha la sopravvivenza, e per il quale la sopravvivenza significa, innanzitutto, tenersi stretto ruolo di governo, non è questione di poco conto. Continua su Huffington Post