Non inviatemi le faccine

Si può ancora tollerare la faccina che stille lacrime da risate a crepapelle perché, in qualche modo, mette allegria e si nota subito essendo a due colori, giallo e azzurro, ma l’emoj che nessuno, e ribadisco nessuno sopporta è la faccina con la linguetta di fuori e uno di quei brutti occhietti tondi strizzati. Blaaah. Che cosa vuol dire? Che mi prendi in giro e che non devo prendermela perché sei tanto ironico e spiritoso? Che mi strizzi l’occhio ma ti schermisci?

Perché non ho diritto a due parole per esteso, ché il Devoto Oli è pure sul web e ci si mette un attimo? Perché devo interpretare segni di una lingua che non mi interessa, tanto è generica? E perché devo faticare anche nella decodifica della faccina se non ho gli occhiali sottomano?

Allontano il cellulare, incapace di capire se stia guardando degli occhietti a puntina di spillo (stupore) o ad arco stretto, strizzati di indignazione. Una miseria infinita. Scrivo da lontano: “Amore, mi manchi, mi mandi un pensierino?”. Risposta: emoj a cuore. Blu perché lui è il principe azzurro. Sette parole contro un disegnino. Mi sento defraudata. Non dico Pierre Ronsard e De Bellay, “mignonne allons voir si la rose”, ma dammi tre parole cuore sole amore sì. Rispondo a lettere maiuscole: CHIAMAMI. Deve aver intuito l’imperativo. Drin.

Fabiana Giacomotti per Il Foglio :

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