I patti sono patti. Ma qualcuno del governo Musumeci non rispetta la parola data. Dopo lo schiaffo di alcuni partiti della maggioranza, tra cui Forza Italia, che hanno presentato una raffica di emendamenti a una manovra che il presidente della Regione avrebbe voluto “blindare”, anche Saverio Romano agita il clima all’interno del centrodestra: “Durante il vertice di venerdì scorso con la coalizione – esordisce il leader del Cantiere Popolare – Musumeci aveva rappresentato la necessità di stabilire un percorso che, da un lato, riguardasse i provvedimenti emergenziali attinenti al Covid-19; e dall’altro, una cosiddetta Finanziaria di ripartenza. La premessa per fare l’una e l’altra cosa era mettere sul piatto un Bilancio in grado di contemperare alcune esigenze e che avesse delle poste certe, soprattutto in entrata. Non dubito delle capacità tecniche dell’assessore Armao – insiste Romano – ma ritengo che fosse cosa buona e giusta, sebbene si tratti di un documento tecnico, raccogliere il contributo dei partiti che sostengono la coalizione”. “Difficilmente – annota Romano – il governo nazionale lascerà passare la bozza che circola in queste ore”.
Perché?
“Voglio sperare che sia soltanto per ragioni tecniche e non politiche, ma ciò non esclude da responsabilità chi, questo Bilancio, lo sta redigendo. Noi abbiamo il dovere di far approvare all’Assemblea regionale uno strumento non solo coerente, ma soprattutto vero”.
Il negoziato che Armao sta conducendo a Roma, per trattenere sull’Isola il miliardo di contributo alla finanzia pubblica, è ancora in alto mare. E’ a quello che si riferisce?
“Una cosa è costruire un Bilancio sulle certezze, un’altra è farlo sulle speranze. Io voglio augurare a me stesso e a tutti i siciliani che il governo nazionale consenta questa operazione. Mi resta qualche dubbio”.
Anche la Legge di Stabilità poggia sulla riprogrammazione di fondi extraregionali, in parte comunitari e in parte statali, il cui utilizzo è ancora incerto.
“Non vorrei fare il difensore d’ufficio dell’assessore alle Attività produttive Turano: non ne ha bisogno. Ma nel momento in cui si portano avanti dei bandi, non si fa altro che alimentare le aspettative delle imprese. Molte, dopo essersi collocate in posizione utile per ricevere un finanziamento, avranno fatto dei piani d’investimento. Se noi glieli smontiamo, fra l’altro in un momento di sofferenza determinato dal Coronavirus, diventa un problema serio. Senza considerare che queste risorse sono destinate allo sviluppo e non alla spesa corrente”.
Cos’altro è emerso dal vertice di maggioranza dei giorni scorsi?
“Che tutti avevano accolto una mia proposta: quella di liberare, da subito, i debiti della pubblica amministrazione nei confronti di imprese, professionisti e partite iva. Ma da allora nessuno batte un colpo. E’ come se dopo aver deciso una cosa, gli esecutori – penso all’assessore all’Economia – decidano di fermarsi. Carmelo Pullara, il capogruppo dei Popolari e Autonomisti, ha presentato un emendamento, ma queste non sono cose che si risolvono con un articolo in Finanziaria. Ci vuole un lavoro di raccordo tra l’amministrazione regionale, i comuni, le Asp, etc. per tirare fuori un provvedimento di giunta. Ecco: sarebbe servita una task force per anticipare di cento giorni i pagamenti di spesa che sono comunque dovuti. Avrebbero garantito ossigeno a delle imprese boccheggianti, anziché concedere dei prestiti e farle indebitare ulteriormente”.
Scusi, perché nessuno mantiene gli impegni e la parola data? Va così più o meno da due anni.
“Non si è consequenziali. Le enunciazioni di principio sono importanti anche in politica, ma se non hanno un collegamento con la realtà attraverso gli strumenti operativi, restano enunciazioni e basta. In funzione dei ragionamenti fatti in apertura, ci eravamo detti di non presentare emendamenti. Se sta avvenendo non è colpa dei deputati, ma del raccordo preventivo che non c’è stato. Mica può fare tutto Musumeci”.
Di questo passo sarà impossibile approvare Bilancio e Finanziaria entro il 30 aprile.
“Non è il mio intento abbaiare alla luna. Ho già parlato con Pullara, in rappresentanza dei Popolari e Autonomisti, e con gli assessori a noi più vicini, Cordaro e Lagalla, per dare seguito a ciò che si era discusso in quella riunione. Non vogliamo alimentare lo scontro, ma stigmatizzare un comportamento e, allo stesso tempo, fare in modo che venga corretto”.
In quella riunione si è parlato anche di rimpasto. Sono venuti fuori dei nomi ben precisi. E’ il momento di guardare alla fase-2 del governo?
“In questo momento ai siciliani non importa nulla di rimpasto, nomi e assessorati vari. Anzi, questi argomenti danno fastidio. La gente è chiusa in casa da due mesi e non ha visto un solo provvedimento a proprio favore. Dobbiamo fare di tutto affinché i problemi che ci saranno vengano mitigati. Poi si parlerà della fase di rilancio dell’amministrazione, anche attraverso il rimpasto. Tempus regit actum”.
Della sua ricetta anticrisi fa parte il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione. Ma sembra che le misure illustrate fin qui – dai cento milioni contro la povertà, passando per i crediti agevolati a imprese e famiglie – rientrino solo nella politica degli annunci.
“Quando si tratta di andare incontro a imprese, famiglie e lavoratori bisogna avere di fronte un quadro organico e una strategia precisa. Purtroppo mi sembra che manchino. Come le ho già accennato, la mia proposta è liberare risorse per evitare alle imprese di indebitarsi. La politica del prestito funziona fino a un certo punto, e a tratti è anche dannosa. In questa fase le imprese non sanno se, come e quando potranno ripartire. E nemmeno se riusciranno a pagare l’eventuale debito”.
Cos’altro propone?
“Un provvedimento per far ripartire immediatamente i lavori pubblici. Una “mini sblocca-cantieri”, da inserire nella Legge di Stabilità, che dia respiro alle imprese e intervenga sulle infrastrutture dell’Isola. Penso alla rete stradale fatiscente. Però bisogna adottare una legislazione snella, essere rapidi, ridurre i controlli senza incentivare il malaffare. Dopo, garantirei il massimo sostegno alle aziende – penso al distretto Meccatronica – che stanno riconvertendo la produzione per combattere le crisi e a tutte le categorie, agricoltori in primis, che stanno sostenendo l’economia del Paese. In più, userei i 100 milioni per ristrutturare gli edifici regionali, previsti dalla Finanziaria, per rifare le scuole. Prima o poi i ragazzi dovranno tornare in classe. I palazzi possono aspettare”.
La Regione ha affidato un ingente tesoretto all’Irfis per garantire, attraverso le banche, la ripartenza del credito a consumo di famiglie e imprese. Si potranno ottenere prestiti, in parte a fondo perduto, da 5 a 15 mila euro.
“Se non è ben strutturata, questa misura rischia di diventare un boomerang. Se vogliamo utilizzare questi soldi per sostenere il mondo produttivo, ma non diamo indicazioni cogenti, presto accadrà che le famiglie comincino ad acquistare su internet anziché da imprese siciliane. E i soldi finiranno fuori dal nostro tessuto regionale. Così si perde di vista l’obiettivo, e anziché rafforzare il sistema produttivo locale, si rischia di depauperarlo. L’Irfis può fare un grande lavoro, ma solo se è messa nelle condizioni di farlo e non venga appesantita. Credo non abbiano neppure il personale per processare le nuove pratiche, di cui solitamente non si occupano. Individuerei un altro soggetto”.
Alla luce della gestione dell’emergenza sanitaria, la Sicilia è pronta alla fase-2?
“Tra le mie note critiche non c’è nulla che riguardi la sanità. L’assessore Razza e la protezione civile, nonostante le difficoltà, hanno lavorato al meglio per evitare, qualora dovesse esplodere la pandemia, ciò che è accaduto in Lombardia. Al netto di alcuni errori che ci possono stare, come a Siracusa, va espressa una valutazione sul quadro d’insieme: sia i manager che il personale medico e sanitario hanno lavorato bene. I siciliani dovrebbero essergli grati”.