L’aveva promesso: “Io non svendo la mia terra e il mio popolo per un posto al parlamento nazionale. Sono di un’altra pasta. O vengo messo nelle condizioni di raccogliere assieme ai partiti quello che abbiamo seminato”, cioè la ricandidatura a palazzo d’Orleans, “altrimenti mi metto da parte e continuo a fare politica da iscritto e militante, ma non accetto compromessi”. Aveva parlato troppo presto: da ieri, giorno di presentazione delle liste, Nello Musumeci è ufficialmente candidato al Senato. Con una doppia opzione: l’uninominale di Catania e il collegio plurinominale “2” (Catania e Acireale) come capolista. Il “militante” è diventato “soldato” di Fratelli d’Italia. O meglio, di Giorgia Meloni, che potrebbe ripagarlo della fiducia garantendogli un posto nel prossimo sottogoverno.
Musumeci, che a palazzo Madama potrebbe ritrovarsi di fianco il grande rivale Gianfranco Micciché, ha mandato in fumo anche l’ultima promessa. Solo nel 2022 il governatore uscente è stato capace di grandi cose: aveva minacciato di dimettersi un minuto dopo la figuraccia del voto sui grandi elettori per il Quirinale, e non l’ha fatto; aveva minacciato di azzerare la giunta, e non l’ha fatto; aveva ipotizzato un rimpasto, e non l’ha fatto. Poi, con un moto d’orgoglio, il 23 giugno aveva annunciato un “passo di lato” se fosse risultato divisivo per la coalizione: gliel’avevano fatto capire in tutti i modi, ma lui ha atteso la vigilia di Ferragosto, l’ultimo giorno utile per convocare l’Election day, prima di togliere il disturbo. Adrenalina allo stato puro.
Ora il ‘pizzo magico’ diventa uno dei mattatori di Fratelli d’Italia, a cui ha scelto di aderire pochi mesi fa. Nelle liste della Meloni, che corre al proporzionale sia a Palermo che a Catania, c’è anche Manlio Messina. L’assessore al Turismo si piazza secondo, alle spalle della sua leader, nel collegio proporzionale della Camera dei Deputati. Salvo Pogliese è terzo dietro Musumeci e Carmela Bucalo al Senato: quest’ultima, però, è indicata anche nell’uninominale di Barcellona Pozzo di Gotto. Ergo, anche per l’ex sindaco (sospeso) di Catania il seggio è quasi certo. L’unico escluso eccellente è Giuseppe Milazzo, europarlamentare a Bruxelles e fresco consigliere comunale a Palermo. a questo giro si riposa. Fuori anche Ruggero Razza, il delfino del governatore: per la moglie Elena Pagana si apre uno spazio importante nel listino di Schifani alla Regione.