Il metodo che Mario Draghi sta utilizzando in queste ore per le nomine delle aziende pubbliche è cosa nota. Abbiamo già provato a raccontarlo qui, ma è utile riprendere brevemente il concetto per entrare in un’altra questione, collegata a questa. Sui posti che contano Draghi sta facendo tutto da solo o quasi, tra l’altro il quasi è rappresentato dai suoi fedelissimi a palazzo Chigi, capitanati dal sottosegretario Roberto Garofoli, e dall’altrettanto fedele ministro dell’Economia Daniele Franco. E i partiti? Scomparsi. Nessuna dichiarazione in chiaro da parte di Pd, Lega, 5 Stelle, Forza Italia e Leu. Non parlano i leader e neppure le seconde linee. Non ci sono più nemmeno le telefonate clandestine, le riunioni carbonare, i veti e i litigi, le correnti che se le danno di santa ragione. Neppure chi millanta di aver parlato con il premier o con qualcuno che conta. Eccola la questione: la debolezza della politica. Continua sull’Huffington Post
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Nomine, i partiti in disarmo di fronte al metodo Draghi
mario draghi
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