Si ingrossano sempre più le schiere di coloro che non vogliono essere definiti “no vax” perché “non lo sono”, in quanto quello che viene usato per tentare di arginare il Covid 19 non è un vaccino ma un siero sperimentale. Come chiamarli dunque? Forse obiettori di coscienza?
Sono obiettori anche i ginecologi che si rifiutano di praticare l’interruzione volontaria di gravidanza sulle donne che la richiedono: come mai i loro colleghi non sono mai scesi in piazza a far sentire la loro voce contro la violazione dei diritti di quelle donne che, per innumerevoli motivi, non vogliono e/o non possono portare avanti una gravidanza?
Non sono mai scesi in piazza neppure a manifestare contro le multinazionali del latte materno, questi medici illuminati che con fare spregiudicato raccolgono proseliti sui social, per strada e attraverso le più becere consorterie politiche: come mai? Forse uno dei motivi potrebbe essere che i conflitti d’interesse lo sconsigliano? Come mai non è considerata una violazione della libertà individuale la diffusione a oltranza dei sostituti del latte materno, il sostegno e il finanziamento delle iniziative sull’alimentazione dei bambini, dei congressi e dei pediatri da parte delle stesse aziende produttrici di latte di sintesi?
Come mai non sono ancora scesi in piazza, questi luminari, a protestare contro le “valigette” date in omaggio alle puerpere, contenenti acqua minerale, latte di formula e simili, influenzandole pesantemente nella conduzione alimentare dei propri bambini e delle proprie bambine a partire da quel momento delicato che è il ritorno a casa dopo il parto, trasformando le mamme in sponsor viventi, come se non avessero già le risorse per nutrire i propri piccoli?
Non è forse una gravissima violazione della libertà individuale quella di non sostenere le madri nella naturalezza di quel “primo gesto”, l’allattamento materno, dalle innumerevoli ripercussioni affettive, sentimentali, emotive, psichiche, salutari e persino economiche sulla vita di tutti i bambini e le bambine nati da più di cinquant’anni a questa parte? Sarà – ce lo chiediamo provocatoriamente – perché anche il latte materno funziona, a suo modo, come una sorta di vaccino?
Ci sembra a dir poco strano e incongruo che, tutto d’un tratto, queste – per fortuna – sparute schiere di sanitari abbiano scoperto il senso della cura anche domiciliare, che si siano accorti degli incassi miliardari e delle speculazioni delle case farmaceutiche, del “lavaggio del cervello” a carico dei loro pazienti, delle bugie volte ad annullare la volontà individuale e, come novelli generali, procedano indomiti, chi con i propri discorsi manipolativi, chi con la propaganda dei propri libri, chi con le costosissime sessioni di cura, le sguaiate grida nelle piazze, le esortazioni a ripetere in coro frasi da loro suggerite, che suggeriscono, queste sì, un surrettizio lavaggio del cervello di persone fragili e ingenue che in loro credono di vedere non solo e non tanto dei medici ma quasi dei santoni.
Mentre la situazione peggiora di giorno in giorno, costoro continuano non solo a sostenere, ma a consigliare attivamente di non vaccinarsi, adducendo le motivazioni più fantasiose ed esoteriche e approfittando della buona fede e della fiducia in loro riposte da parte dei pazienti.
Eppure, si tratta di una emergenza relativamente nuova: l’allattamento materno è invece in declino da moltissimo tempo, e immensa è la fatica di quelle associazioni che, del tutto volontariamente, da anni portano avanti un lavoro capillare accanto ai genitori sul territorio, negli ospedali, nelle scuole, a domicilio, ovunque sia possibile.
Come mai accade ciò?, ci chiediamo, lasciando volontariamente aperta la domanda.