Nessuno sconto: la Sicilia resta in arancione

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Il rischio è basso, non più moderato. E l’indice Rt è tornato per la prima volta sotto l’1 (a 0.89). Ma la Sicilia, ancora per una settimana, resterà in zona arancione (assieme a Valle d’Aosta e Sardegna). Lo ha stabilito la cabina di regia, in seguito al monitoraggio dell’Istituto superiore di sanità (che prende come riferimento la settimana dal 26 aprile al 2 maggio). Nell’Isola continuano a diminuire i contagi (-17%), ma il dato deve consolidarsi. Verosimilmente, si potrà tornare in zona gialla lunedì 17 maggio. Nel periodo di riferimento, i nuovi focolai sono stati 785, mentre i casi non riconducibili a catene di contagio note sono stati 2.717. L’occupazione dei reparti di terapia intensiva è al 19 per cento (la soglia critica è del 30), mentre quella dei reparti ordinari del 30 per cento (la soglia critica è il 40). Anche il tasso di positività (incidenza di positivi rispetto ai tamponi eseguiti) è sceso dal 13 all’11,3 per cento.

Le ulteriori restrizioni rischiano, adesso, di esacerbare gli animi della protesta. Con le imprese al collasso, il massimo rappresentante di Confcommercio, Gianluca Manenti, ha intrapreso lo sciopero della fame: “Non abbiamo più tempo. Chiediamo notizie certe sulle riaperture. Le nostre attività sono al collasso. Abbiamo provato a dialogare con tutti. Nessuna risposta. Stiamo facendo gli straordinari per tenere calmi i nostri associati che, giustamente, senza alcuna prospettiva, vogliono scendere in piazza e fare esplodere tutta la propria rabbia, dopo una fase di chiusura che dura mesi. Ecco perché abbiamo scelto la strada della forma di protesta non violenta. Lo sciopero della fame è l’ultima carta che rimane da giocarci con l’auspicio che qualcuno capisca che siamo sott’acqua e che non è più possibile attendere oltre”.

Critica Patrizia Di Dio, presidente di Confcommercio Palermo: “La Sicilia ha tutte le carte in regola per diventare “zona gialla” e permettere la riapertura di numerose altre attività commerciali, chiuse ormai da troppo tempo. I numeri del contagio e la situazione epidemiologica in Sicilia hanno fatto registrare vistosi miglioramenti nell’ultima settimana, a conferma che la riapertura dei negozi e la fine della “zona rossa”, decisa la settimana scorsa, non hanno in alcun modo pesato sull’indice del contagio e che il rispetto delle misure di prevenzione sono sufficienti per il ritorno al lavoro di tutti”. E ancora: “Chiediamo da tempo di poter offrire un contributo alla ricerca della migliore soluzione, di aiutare a definire i protocolli e i migliori sistemi di prevenzione ma al nostro invito ad un confronto costruttivo il presidente della Regione Musumeci non ha nemmeno dato riscontro. Eppure siamo la categoria e la provincia più colpita di una Sicilia che già nel 2020 ha visto chiudere 20.000 aziende con 35.000 posti di lavoro persi e 11 miliardi in meno di fatturato e con la prospettiva nel 2021 di registrare la morte di un altro 30% di aziende che non riusciranno più ad aprire. “Mentre il medico sturìa, il malato se ne va”, come si dice dalle nostre parti”.

Duro anche il deputato nazionale della Lega, Nino Minardo: “Purtroppo ogni appello al Ministro della Salute è risultato vano, ogni leale sprono al presidente della Regione altrettanto e siamo rimasti in zona arancione. Ci si è attaccati alle virgole e alle frazioni e piuttosto che al servizio dei cittadini la politica è restata al servizio degli algoritmi e dei centesimi. Così non va, la zona arancione non va bene! Al Ministro Speranza – ha aggiunto il segretario regionale del Carroccio – ricordo che il governo è sostenuto da un’ampia maggioranza di cui la Lega è parte importantissima, al presidente Musumeci dico che dobbiamo con determinazione lavorare affinché presto in Sicilia ci siano zona gialla e riaperture”.

La situazione della pandemia in Italia

Miglioramento generale del rischio in Italia per l’epidemia di Covid, con nessuna Regione a rischio alto per la seconda settimana consecutiva, secondo quanto compare nella bozza di monitoraggio Iss-Ministero della Salute che sarà presentato oggi. Sei Regioni e province autonome hanno una classificazione di rischio moderato (di cui una, Calabria, ad alta probabilità di progressione a rischio alto nelle prossime settimane). Le altre 15 Regioni e province hanno una classificazione di rischio basso. Una Regione (Molise) e una Provincia Autonoma (Bolzano) hanno un Rt puntuale maggiore di uno, ma con il limite inferiore sotto l’uno. Sale l’indice di contagio che passa dallo 0.85 della scorsa settimana a 0.89. L’incidenza secondo gli ultimi calcoli sarebbe ancora in discesa dal valore 146 registrato nel monitoraggio della scorsa settimana, arrivando ora a 127.

Vaccini: record di somministrazioni a Catania

Ieri record di vaccinazioni a Catania: per la prima volta ne sono stati somministrati quasi 7.000 vaccini, mentre la cifra complessiva di oltre 35.000 in Sicilia. “Confidiamo che il trend venga confermato”, commenta il commissario ad acta emergenza Covid, Pino Liberti rilanciando la campagna vaccinale destinata in particolare alla fascia di soggetti che va dai 50 ai 59 anni e che da giovedì 13 maggio potranno immunizzarsi con AstraZeneca.

Ieri al secondo giorno la piattaforma di Poste Italiane aveva fatto registrare quasi 30.000 prenotazioni per tutta la Sicilia. “Sintomo – dice il commissario – che c’è una rinnovata fiducia e una evidente esigenza di riappropriarsi della normalità”. “Visto che le persone non si avvicinano ai vaccini – aggiunge – abbiamo pensato di avvicinare i vaccini alle persone grazie ai sindaci che ieri abbiamo chiamato in call e a cui abbiamo chiesto di individuare degli spazi dove i medici di medicina generale, che non finirò mai di ringraziare, possano vaccinare i propri pazienti in loco evitando loro spostamenti per ricevere la somministrazione del siero”.

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