Nello, dall’Etna alle acque del Po

Nello Musumeci ha annunciato il ritorno al voto. Per le ex province, però, saranno solo elezioni di secondo grado

Vuol fare la Sicilia bellissima ma intanto corre a Pontida a omaggiare la Padania (che fu) antiterrona. Si consegna anche il governatore siciliano Nello Musumeci al ministro degli Interni Matteo Salvini e alla sua ruspa che ormai è scesa sotto la linea delle palma. Invitato dal segretario della Lega in quella che già si annuncia come l’incoronazione del potere arruffato, Musumeci ha fatto sapere che domenica lascerà la calda Palermo per andare ad abbeverarsi alle foce del fiume Po e partecipare alla festa di quel partito che solo pochi anni fa prometteva la sventura di tutto il meridione d’Italia, il castigo per tutti i siciliani considerati scrocconi e tartufi, insomma predoni soltanto di risorse e mai pezzo di Paese in ritardo con la storia.

A pochi mesi da un governo regionale che – va detto – ha prodotto poco ma si è già spartito molto, questo presidente che tanto ci aveva rasserenato dopo le stramberie di Rosario Crocetta, si distingue per questo volo della speranza, quest’atto di vassallaggio. Non sarà il solo. A portare il suo sostegno ci sarà anche il governatore del Molise e la Lega assicura che non mancheranno militanti calabresi e napoletani che evidentemente hanno dimenticato i video del giovane Salvini quando in evidente stato di ebbrezza invocava il Vesuvio sterminatore. Inutile dire che la Lega è cambiata. Salvini è ormai di casa in Sicilia e ha perfino chiesto scusa lanciando una sorta di pacificazione regionale anticipando quella che ormai è la vera invasione – e ci perdoni Dino Buzzati – degli “orsi” in Sicilia.

A questa si aggiunge la transumanza autoctona. In tutta la regione, a tingersi di verde hanno provveduto scarti di partito, marrazzoni in conflitto con l’estetica e con la giustizia, in una immagine: il meglio del peggio. Ebbene, siamo i primi a riconoscere che un governatore debba dialogare con lo Stato centrale, ma non possiamo tacere che l’abbraccio di Musumeci a Salvini assomiglia al poveraccismo, ci ricorda la disperazione dei bombardamenti quando ci si consegna al nemico. Insomma mai avremmo creduto che questo fascista per bene potesse bere l’acqua dell’ampolla del Dio Po, flirtare con l’ex ministro Calderoli, suonare la cornamusa insieme al sindaco sceriffo di Albettone, quel Joe Formaggio che invitava al fucile e dunque allo sparo libero.

Proprio perché conosciamo Musumeci e la sua biografia, siamo certi che i suoi padri arrossirebbero vedendo questa versione pasticciona di nazionalismo che sta incarnando Salvini. Anziché volare a Pontida ci sarebbe piaciuto che Musumeci a Pontida ci andasse marciando e la conquistasse come D’Annunzio fece con Fiume. E invece ci tocca registrare, nostro malgrado, questa metamorfosi del presidente. Dopo il fascista recalcitrante ci tocca tenerci l’intrepido addomesticato.

Carmelo Caruso per Il Foglio :

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