La commissione ispettiva sui Pronto soccorso siciliani, istituita dall’assessorato alla Salute alcuni mesi fa, avrebbe informato l’assessora Daniela Faraoni delle principali criticità riscontrate nei reparti d’emergenza dell’Isola: riguardano – prevalentemente ma non solo – gli ospedali San Giovanni di Dio di Agrigento, il “Cervello” di Palermo e l’ospedale di Milazzo.
Ad Agrigento, come riporta Accursio Sabella su Repubblica, l’area emergenza del “San Giovanni di Dio” (che registra 50 mila accessi l’anno) non risponderebbe alle esigenze richieste. Il triage, ad esempio, non sarebbe adeguato e la necessità di adeguare una struttura che forse non era stata immaginata come un Pronto soccorso, ha portato alla creazione di barriere e sale che non consentono un agevole controllo visivo dei pazienti. “Nell’imbuto del Pronto soccorso – si legge – circa 30 mila pazienti l’anno permangono nel reparto per giorni, ben oltre, quindi, il limite fissato dalle linee guida in 44 ore complessive. Gli operatori sanitari spesso devono assumersi la responsabilità di scegliere, nel caos di quel reparto, quale paziente abbia più necessità di ricovero, rispetto a quello da curare in Pronto soccorso”. Altri temi di feroce attualità sono i reparti doppione tra presidi vicini (che la rimodulazione della rete ospedaliera dovrebbe scongiurare), la carenza di medici specializzati negli ospedali di periferia e la mancata attivazione di circa 2 mila posti letto.