Un presidente così ce lo sognavamo. Dobbiamo rendere grazie a Dio per averci dato un Musumeci così svelto di pensiero e di trasfigurazione. Altro che giocatore d’azzardo. Madame du Deffand lo avrebbe definito un débauché d’esprit. Nel volgere di due giorni ha dimenticato i fischi di Taormina e l’ironia di Ficarra & Picone, il flop delle amministrative e la tumulazione di Diventerà Bellissima, le scorrerie del Bullo e le volgarità del Balilla, le invasioni del Corazziere e le staffilate di Gianfranco Miccichè. Ha dimenticato persino le parole che lui stesso ha pronunciato davanti a Sant’Agata: “Tolgo il disturbo”. Ed ancora lì che piagnucola, che fa la vittima, che intravede complotti e congiure, che scarica ogni colpa sulle spalle dei siciliani, che cerca riparo sotto la tenda di Giorgia Meloni. Per dirla con Platone, ci è rimasto un re magnifico e mendicante.
Giuseppe Sottile
in Operette immorali
Nel palazzo c’è un re magnifico e mendicante
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