I compagni non s’affannino a smentire. I forzisti non tentino di scappare. Gianfranco Miccichè, presidente dell’Ars, torna sul tema ed è abbastanza chiaro: “Non mi interessa avere un’alleanza con il Pd”. E quando il castello di carta eretto in queste settimane è un passo dal crollare, il coordinatore regionale del partito di Berlusconi, quaggiù in Sicilia, aggiunge una postilla: “Oggi esiste un’evidenza: che la destra italiana sta scivolando verso posizioni un po’ troppo estreme. La storia di Forza Italia ci impone di fare qualcosa di diverso. E siccome la gente, man mano, capisce che il populismo è una iattura, il nostro obiettivo è la costruzione di un nuovo centro moderato”. Che accolga i cittadini priva di cittadinanza politica. Che non sia precluso a nessuno. Tanto meno ai moderati del Partito Democratico. Con cui Miccichè dichiara di aver intavolato una discussione.

Presidente, qualche giorno fa in un’intervista al Corriere della Sera, ha detto che col Pd di Faraone c’è una “fase dialogante ma non concludente”. In pratica, li ha invitati a spicciarsi…

“Il dialogo con Faraone era relativo alle Amministrative. Io posso gestire soltanto le questioni regionali di Forza Italia. Ma tutti conoscono il mio pensiero, perché ne abbiamo discusso più volte”.

Ce lo riassume per l’ennesima volta?

“A me non interessa allearmi con il Pd, non è quella la mia linea. Ma vedo uno scenario in cui la Meloni addirittura si sente meno di destra rispetto a Salvini. Ci rendiamo conto della situazione?”.

Ma i suoi inviti al Pd sono stati palesi. Li ha chiamati a raccolta per la costituzione di questo campo nuovo.

“Ma non significa che mi ci voglio alleare. Il nostro elettorato è un elettorato di moderati e non lo capirebbe. Ma, visto che il centrodestra sta scivolando troppo sulle posizioni di Salvini e il Pd, da quando è arrivato Zingaretti, sta andando troppo a sinistra, credo sia giunto il momento di valutare la creazione di qualcosa di nuovo e di diverso che possa comprendere tutti quelli che ci stanno. A una condizione…”.

Quale?

“Che ci sia una parte di Pd pronta a staccarsi. E che noi facciamo lo stesso rispetto all’attuale centrodestra. Ma non deve essere Forza Italia che ingloba il Pd o fa un’alleanza con il Pd. Bisogna lavorare per un centro moderato che comprenda tutti i moderati, sul modello del Nazareno”.

Un nuovo partito?

“Adesso la prospettiva è quella di un dibattito. Io ho illustrato la mia linea politica, che non è solo la mia, ma quella di tantissimi amici che non vogliono stare con l’estremista Salvini ma costruire qualcosa di nuovo. Sul modello della Forza Italia di un tempo. Il mio augurio è che anche una parte di sinistra moderata la pensi allo stesso modo. Ma non so quello che avverrà, non ci sono ancora dei ragionamenti veri e propri. Il progetto è in una fase embrionale: serve un centro popolare”.

Lei ha già parlato con Totò Cardinale di Sicilia Futura e, in attesa di Faraone, sembra che nel Pd il deputato Luca Sammartino abbia abboccato alla proposta. Però le ha detto che questa “nuova casa” non deve essere una somma di sigle.

“Qua non siamo io e Sammartino che creiamo una nuova casa. Bisogna far entrare nella testa dei moderati che può esistere qualcosa di nuovo che li racchiuda tutti. Tutti coloro che vivono male la presenza degli estremi da una parte e dall’altra. In questa storia credo di avere almeno un merito: aver aperto un dibattito forte all’interno di Forza Italia. Fermo restando che a decidere saranno Forza Italia e il presidente Berlusconi. Io ho detto la mia, con toni anche forti. Il vero pericolo era che questo dibattito non si aprisse nemmeno. Quello che secondo me sta succedendo a sinistra…”.

Il Pd gioca a coprirsi e nell’Isola, dall’elezione di Zingaretti, non ha ancora espresso una linea.

“L’encefalogramma è piatto e nessuno parla. Anche lì, invece, dovrebbe aprirsi un dibattito sulla differenza fra un centro popolare e la sinistra di Zingaretti. Che oggi, addirittura, vorrebbe allearsi coi Cinque Stelle…”.

Sa che la sua posizione, però, non è ben vista da alcuni dirigenti di Forza Italia? Appena hanno sentito parlare di Pd, le sono andati contro.

“Via Iddio. Anche io considererei l’alleanza col Pd un grosso errore. Ripeto, non mi interessa. Io sto puntando chiaramente alla costruzione di qualcosa di nuovo, affinché la gente cominci a credere meno a questi estremisti che si presentano come la salvezza del Paese, ma in realtà sono tutt’altro”.

Lei ha detto che Forza Italia è una “dittatura anarchica”, dove ognuno fa ciò che crede. Ma non c’è il rischio che Berlusconi stoppi questo progetto?

“Con quella definizione mi riferivo a questioni regionali. Nel senso che io ho potuto chiudere degli accordi su un paio di comuni senza bisogno di chiedere il permesso. A livello nazionale si fa quello che dice Berlusconi. E’ sempre stato così e spero lo sia ancora per tanto tempo”.

Domenica si gioca la partita delle Amministrative. Ai ballottaggi di Caltanissetta e Gela la preoccupa questa alleanza – silente – fra Movimento 5 Stelle e Lega?

“Nemmeno così silente… Se loro si alleano è facile che si perda, ma a me non cambia nulla. Poi vorrò vederli al momento della gestione amministrativa. Io a Gela ho fiducia in Lucio Greco, che conosco da tempo e mi sembra più bravo di altri. Dovesse andar male, non me ne farò un cruccio. Sono comunque contento di essere riuscito a fare questo esperimento col Pd. E poi a Gela non ci sono mai andato in campagna elettorale, perché ritengo debbano essere i gelesi a scegliere. Io sono convinto ritengano migliore Greco e lo voteranno a prescindere dalle alleanze”.

A Mazara potreste “vendicarvi” nei confronti della Lega. Sono in corsa il candidato del Carroccio, Randazzo, e un candidato civico sostenuto dal centro-sinistra, Quinci. Come vi comporterete?

“Vendetta è una parola che non mi appartiene. Io ho parlato con i nostri a Mazara e, fermo restando che non ci saranno apparentamenti, ho capito che daranno indicazioni di voto per il candidato civico. Anche perché lo considerano migliore dell’altro. Non per un sentimento di vendetta che, ripeto, non ci appartiene”.

Giovanni La Via, nonostante la mancata candidatura alle Europee e alla fuoriuscita dal partito di Pogliese e Catanoso, è rimasto in Forza Italia e appoggia Saverio Romano. E’ contento di questa decisione?

“Assolutamente sì. Sono molto contento. Ho sempre saputo, e ho sempre detto, che La Via è una persona seria e competente, quindi è una fortuna averlo all’interno del partito. E’ stato una sfortuna per noi, ma anche per lui, quando se n’è andato”.

Capitolo Regione, a due mesi dalla scomparsa dell’assessore Tusa, i Beni Culturali rimangono ad interim al governatore Musumeci. Non sarebbe il caso di nominare un successore?

“L’ho già detto altre volte, questa materia è competenza del presidente della Regione. Se me ne vorrà parlare, sarò contento di farlo con lui. Detto questo, sostituire Sebastiano Tusa non sarà certamente facile”.

Dopo le Europee qualcosa potrebbe cambiare nell’assetto del governo regionale?

“Se qualcosa cambierà, e io credo che cambierà, non c’entrano le Europee. Le elezioni non inficiano assolutamente il governo Musumeci. Già da tempo, nel nostro partito, c’è la necessità di verificare alcune cose e ora vedremo se sarà possibile farlo”.