Il maestro Riccardo Muti è un nuovo cittadino onorario di Palermo. Il riconoscimento gli è stato conferito dal sindaco Leoluca Orlando nel corso di una cerimonia che si è svolta a Palazzo delle Aquile, “per lo straordinario contributo a favore della diffusione della cultura in Italia e nel mondo e per l’esperienza umana e artistica, messaggera degli ideali di pace e comunione tra popoli, fratellanza e condivisione, attraverso il linguaggio universale della musica”. Alla cerimonia, cui ha partecipato in video collegamento il ministro alla Cultura, Dario Franceschini, hanno preso parte anche l’assessore alle CulturE, Mario Zito, il sovrintendente e il direttore del Teatro Massimo, Francesco Giambrone e Marco Betta, e il prefetto di Palermo, Giuseppe Forlani.
“Palermo – ha detto il sindaco Orlando – riceve dall’attenzione e dalla condivisione di valori da parte del maestro conferma e incoraggiamento per un cammino di promozione attraverso la cultura e l’arte di un ‘nuovo umanesimo’. La Carta di Palermo donata al maestro e la medaglia ufficiale della Città sono un forte impegno a collegare il miglior passato ad un futuro per le giovani generazioni. La costante attenzione ai giovani e a Palermo da parte del maestro Riccardo Muti – ha continuato il sindaco Orlando nel corso della cerimonia – è motivo di orgoglio e vanto per la nostra Città. In un momento complesso per il nostro paese, Muti è simbolo di rinascita culturale e conferma di una visione di futuro fortemente legata al miglior passato musicale italiano”.
“Ricevere la cittadinanza della città di Palermo – ha dichiarato il maestro Muti, ringraziando il sindaco per il riconoscimento – è una forma di orgoglio per me che sono uomo del Sud, ma è anche mettere una pietra miliare su quella che è stata la mia lunga attività artistica nel mondo. Ed è anche un modo per parlare dei problemi gravi della musica nel nostro paese. Se uno studia in un conservatorio di una regione dove non ci sono orchestre o teatri – ha aggiunto Muti – è come se facesse un corso di medicina senza aver visto un corpo umano o una lezione di anatomia. Facciamo in modo che i conservatori non siano fabbriche di illusi e disoccupati – ha concluso – rimanere delusi da un’arte in cui si è creduto è molto peggio che rimanere delusi da un’attività professionale”.