In fondo a una seduta dai toni quasi concilianti, in cui Musumeci ha negato l’esistenza di una crisi, e le opposizioni si sono limitate al compitino, arrivò il turno di Tommaso Calderone. Il capogruppo di Forza Italia, che nei giorni scorsi ha depositato una mozione per chiedere la revoca dell’ing. Tuccio D’Urso da soggetto attuatore dell’emergenza Covid, ha fatto calare il sipario sull’esperienza del colonnello Nello a Palazzo d’Orleans. Il garbo – una specialità della casa – non è bastato questa volta a mascherare lo spessore delle sue dichiarazioni: “Noi onoreremo il patto stipulato nel 2017 – ha detto Calderone -, che però non prevedeva un rinnovo né tacito né espresso. Di questo discuteranno i partiti al momento opportuno. Stia certo, però, che in questo rogito non ci faremo condizionare da notai romani”. Un chiaro riferimento all’accordo chiuso fra Musumeci e la Meloni, cui è seguito un comunicato della leader di Fratelli d’Italia che parla di “naturale ricandidatura”.

Forza Italia si tira fuori. Lo aveva anticipato Micciché nella sua intervista a Buttanissima. E, a meno di miracoli, non ci sarà spazio per alcun ripensamento. Calderone, all’interno del suo discorso durato una decina di minuti, aveva già affilato le armi: “Sono state avanzate troppe congetture. Mi tocca rammentare a tutti il ruolo di Forza Italia e il suo rapporto con la presidenza della Regione. Lei ha avuto a disposizione una pattuglia di assessori di tutto rispetto, sia quelli attuali che quelli che li hanno preceduti (Grasso e Bandiera) che hanno contribuito a tutti i risultati senza mai tirarsi indietro. Lei ha avuto a disposizione uno straordinario presidente della commissione Bilancio – cosa sarebbe stata questa legislatura senza l’on. Savona? – e un presidente dell’Ars che ha cercato in tutte le maniere di difendere questo governo e questo parlamento, cercando di rimediare con grande abilità agli errori che avete commesso. FI, fino ad oggi, ha mantenuto con onore e dignità il patto di legislatura. Noi non abbiamo bisogno di nulla”.

Poi la critica sul caso D’Urso: “Una persona da lei nominata non può permettersi di definirci falsari e taroccatori: di questo parlamento, caro presidente, fa parte anche lei. Quel signore ha sparato nel mucchio. Ed è giusto rendere il conto di ciò che lui ha affermato”. E ancora: “Noi non tiriamo la gamba indietro, non siamo supini nei confronti di nessuno. Se è mancato qualche voto, per una votazione che non aveva nulla di politico, non è stato quello dei partiti, ma di qualcuno che, comunque, non era uno “scappato di casa” e poteva avere le sue buone ragioni. Ci sta, perché qualche volta la comunicazione è venuta meno. Inoltre, non siamo mai stati dietro la sua porta a chiedere – non siamo ricattatori o estortori – ma abbiamo preteso di onorare un patto”.

Musumeci, visibilmente infastidito, ha replicato a stretto giro di posta: “Sulla lealtà di Forza Italia non ho mai avanzato dubbi. E non ho mai voluto che ci fosse gente dietro la mia porta. Se qualche volta avesse partecipato alle riunioni da me convocate, o si fosse trovato nei comuni in cui ero impegnato in visita ufficiale – ma non l’ha fatto perché magari non ne ha avuto tempo – avrebbe notato quanto rispetto io abbia riservato a tutti i parlamentari. Un parlamentare non ha bisogno di stare dietro la porta, ma fissa un appuntamento, con l’orario e con il giorno, e viene a parlare col presidente della Regione. L’ho fatto con tutti quelli che me l’hanno chiesto. Mi sono scusato, inoltre, per espressioni che sono andate oltre la mia volontà, e questo lo fanno le persone coraggiose e perbene. Questo presidente, come tanti altri prima di me, è una persona perbene. Se è inadeguato lo diranno i siciliani”.

Anche Micciché, chiudendo la seduta, ha accusato il presidente della Regione di aver inquinato un dibattito sereno: “Alcune cose della sua replica non mi sono particolarmente piaciute, e non sempre corrispondono alla verità dei fatti. Alcuni parlamentari sono stati profondamente delusi dai suoi comportamenti iniqui”. Sipario. Altre accuse erano piovute sul presidente Musumeci. Dai banchi della maggioranza s’era levata la voce di Roberto Di Mauro, leader degli Autonomisti, che aveva contestato a Musumeci di aver escluso i partiti dalle decisioni che contano: “Le sue posizioni non sono comprensibili, io più volte l’ho richiamata sui rapporti tra governo e coalizioni, ma lei ha considerato questi interventi come un insulto. Sono preoccupato”. Di Mauro ha contestato inoltre le scelte dell’assessore Razza sulla gestione del Pnrr: dalla nomina di una task force monocolore, passando per la ricognizione di 238 interventi senza alcun coinvolgimento dell’aula.

L’attacco di Forza Italia al presidente della Regione, però, non è l’ultimo episodio della giornata. Alcuni forzisti, in una nota, prendono le distanze da Miccichè e Calderone: “L’evolversi del quadro politico in Sicilia ci consegna l’esigenza di porre un deciso freno alle polemiche delle ultime settimane. La ‘road map’ politico-amministrativa, tracciata oggi in aula dal presidente Musumeci, impone a tutti noi di fare un scatto in avanti a difesa degli interessi della Sicilia, delle famiglie e delle imprese. Tali iniziative strategiche devono essere affrontate con responsabilità, anteponendo le ragioni del bene comune ai personalismi e ai risentimenti”. Lo dichiarano i deputati Riccardo Gallo, vicecoordinatore regionale FI, Riccardo Savona, Margherita La Rocca Ruvolo, Alfio Papale, Stefano Pellegrino e gli assessori regionali Gaetano Armao, Marco Falcone e Marco Zambuto. “Gli obblighi dettati dalle scadenze di Bilancio – proseguono i dirigenti di Forza Italia – dall’irripetibile occasione del Pnrr e dalla programmazione comunitaria 2021-2027, richiedono a tutta la politica, infatti, di farsi trovare pronta e servente nei confronti di progetti e investimenti per l’Isola”. In serata, per colmare il gap, parte la nota distensiva dello stesso Miccichè: “Hanno ragione i miei colleghi. Queste polemiche non servono più, ormai le posizioni sono chiare ed è arrivato il momento di prendere decisioni condivise con i nostri alleati”.