C’è anche Claudio Fava, deputato dei Cento Passi e presidente della commissione regionale Antimafia, fra i sottoscrittori della lettera a Mario Draghi, con cui l’opposizione chiede al presidente del Consiglio di rimuovere Nello Musumeci e sciogliere l’Assemblea regionale per i ritardi nella presentazione di Bilancio e Finanziaria. Manca il parere – obbligatorio – del collegio dei Revisori dei Conti, che sarebbe dovuto arrivare prima della trasmissione, avvenuta nei giorni scorsi, del ddl Bilancio all’Ars. Un’iniziativa che l’assessore all’Economia, Gaetano Armao, ha definito “fantasiosa”. “Fantasiose – esordisce Fava – sono le tempistiche proposte dal governo. Dovremmo chiudere entro il 30 aprile e non c’è ancora traccia delle norme di spesa”.
Probabilmente, per accelerare l’iter, ci sarà soltanto un passaggio formale nelle commissioni di merito. Non più di ventiquattr’ore. E’ una forma di prevaricazione nei confronti del parlamento?
“E’ un vulnus di pratica democratica. Il parlamento nella sua funzione legislativa, di controllo e di valutazione, che si esercita anche attraverso le commissioni, di fatto è escluso. Ci troveremo di fronte a un’accelerazione che, in nome di un generico richiamo al dovere di stringerci attorno alla patria, ha trasformato questo parlamento – non da adesso – questo parlamento nel sigillo notarile del podestà”.
Lo dice come se non fosse stupito.
“Non lo sono, infatti. L’idea di un parlamento di ascari e di una democrazia ridotta all’inserviente di turno, è la cifra di questa stagione di governo. In cui le Finanziarie arrivano l’ultimo giorno utile e poi, per obbedienza dovuta, si chiede all’aula di approvarle. E’ una modalità che ha concentrato ogni scelta e ogni reticenza nelle mani di un solo uomo e dei suoi collaboratori. Che hanno ridotto il parlamento, maggioranze comprese, a un’agorà di pensionati”.
Che Finanziaria vi aspettate?
“Reticente, povera, superflua. Reticente perché non racconta quale sia la condizione reale dei conti siciliani; povera perché all’appello manca un miliardo; superflua perché la legge Finanziaria dovrebbe essere lo strumento fondamentale per costruire un imprinting di visione e di strategia da parte del governo. Qui non c’è né visione né strategia. Si tratta di un atto notarile che si limiterà a mettere insieme i pochi numeri disponibili”.
Proprio perché “povera”, non ci sarà spazio nemmeno per interventi di natura elettorale.
“Il governo non ha strumenti per fare campagna elettorale. L’ultimo gliel’ha tolto l’Ars, approvando la norma che impedisce le nomine negli ultimi 180 giorni di legislatura. Il problema di questo esecutivo non è presentarsi offrendo, o regalando, per ottenere consenso. Ma presentarsi a prescindere. Il tasso di legittimità politica e credibilità reale di questa amministrazione mi sembra ai minimi storici, per ragioni che prescindono dal suo operato. Quando i siciliani sentono volare sulle loro teste gli stracci di contese e prove muscolari tutte interne alla maggioranza, hanno difficoltà a esprimere un giudizio politico. Qualunque esso sia”.
I toni sguaiati degli ultimi giorni non fanno onore alla politica.
“C’è errore di fondo: credere che per ottenere attenzione e consenso sia necessario alzare i toni. Forse avveniva nella preistoria democratica, dove il rumore delle armi e dei ferri rappresentava una ragione d’attrazione. Invece il tintinnar di sciabolette, o il parlarsi per invettive attraverso le colonne dei giornali, è una delle cose più stucchevoli e noiose. E’ un errore di calcolo pensare che questo teatrino contenga spettatori e applausi. Al contrario, è una delle ragioni più profonde del disincanto e del disimpegno. Se un elettore su due è indisponibile a votare, credo dipenda anche dalla qualità dello spettacolo che abbiamo offerto in maniera trasversale. Riguarda il linguaggio e i toni con cui la politica prova a guardarsi allo specchio, cercando di alzare il tasso di adrenalina delle parole”.
Nei giorni scorsi sarebbe arrivato a un passo dalle dimissioni…
“Non si dimetterà mai. Musumeci è inchiodato alla poltrona di presidente e lo schioderanno soltanto gli elettori quando gli notificheranno il benservito”.
Lei ha detto che sarebbe stata una fuga “senza onore” e, a stretto giro di posta, Diventerà Bellissima le ha chiesto di dimettersi dall’Antimafia, emulando l’esempio di Musumeci del 2017.
“Anch’io, nel prossimo maggio, farò un passo di lato. Con la differenza che io, rispetto a Musumeci, sto portando a termine un impegno”.
Ci spieghi.
“Sotto la mia guida si sta completando un ciclo di lavoro che ha prodotto in quattro anni dieci relazioni, il cui giudizio è nelle mani di tutti coloro che hanno potuto leggerle. Fra l’altro io non sono in campagna elettorale contro il centrodestra, mi sto solo preparando alle primarie. Ma ritengo di doverlo fare avendo piena disponibilità delle mie ragioni, delle mie risorse, delle mie motivazioni e delle mie parole”.
Musumeci non ha lavorato bene alla presidenza dell’Antimafia?
“Non ho trovato alcuna traccia del suo operato”.
Perché, secondo lei, continua ad affrancarsi dalla mafia per sostenere il diritto alla ricandidatura?
“Perché è gratis. Cuffaro, al quale va la mia simpatia umana, nella sua ultima campagna elettorale fece un manifesto con su scritto “la mafia fa schifo”. Ma può esistere un siciliano, di destra o di sinistra, che non lo dica? Possiamo immaginare che il discrimine tra Fava e Musumeci sia tra chi sta con la mafia e chi lotta contro la mafia? Mi sembrano discussioni lunari, che fanno torto a ciò che mi ricordo che fu un tempo Nello Musumeci”.
Detto che è una persona perbene, quali sono le ragioni per cui non dovrebbe più governare la Sicilia?
“Musumeci se ne deve andare non perché è socio di Messina Denaro, ma perché è un inetto sul piano politico. Perché ha avuto paura della propria ombra, perché si è fatto dettare l’agenda dai suoi grandi amici elettori, perché è stato incapace di costruire una squadra di governo, perché tutte le grandi vertenze sociali e politiche e le grandi riforme sono rimaste nel fondo polveroso dei suoi cassetti. Per questo se ne deve andare. Lasci perdere Messina Denaro e abbia il coraggio di affrontare le ragioni della sua sconfitta”.
Il Movimento 5 Stelle si è di nuovo irrigidito di fronte all’ipotesi di primarie nei gazebo. Eppure qualche giorno fa sembravate tutti d’accordo sulla condivisione del metodo…
“A me questo dibattito non appassiona. Non mi interessa se parliamo di primarie tonde piuttosto che quadrate, se si sceglie di votare per posta o grazie all’interpretazione dei fondi del caffè. Io resto alla sostanza: visto che non c’è intesa sulla scelta di un candidato fra le tre grandi aree politiche che compongono il centrosinistra, le primarie – qualunque sia la forma – restano il metodo più logico, democratico e trasparente”.
Cancelleri aveva aperto a un’alleanza con Lombardo, poi ha ritrattato, spiegando di voler coinvolgere i moderati. Che, secondo il sottosegretario del M5s, significa “dare voce, includere e coinvolgere una fetta importante di cittadini che reclamano una collocazione”. Siete d’accordo almeno su questo?
“Mi sembrano chiacchiere, di quelle che ci si scambia al bar di fronte a un cannolo. Qui c’è un discrimine, ed è politico, fra chi è stato in maggioranza e chi all’opposizione di questo governo. Coi primi, compreso Lombardo, non potremo avere nulla a che fare. Con gli altri, invece, bisognerà ragionare. A me questa idea dei moderati, intesi come una specie in estinzione a cui bisogna rivolgersi misurando le parole, i gesti e i sorrisi, non piace. Esistono i siciliani, dentro i quali ci sono sentimenti di fatica e di prudenza, di moderazione e di rabbia. Ma che non meritano etichette e sono stufi dei ceti politici. Chi pensa di costruire le campagne elettorali assommando pezzettini di ceto politico è rimasto nel secolo scorso”.