Musumeci si è dimesso. La decisione, comunicata al presidente dell’Ars, è stata annunciata in un video di 8 minuti sulla pagina Facebook del governatore: “E’ una decisione sofferta e meditata – ha spiegato Musumeci -. Non c’è nessun motivo politico alla fonte, sono quasi tutte ragioni di ordine tecnico e procedurale, dettate dal buonsenso”, precisa.
Musumeci ha elencato i quattro motivi che l’hanno indotto al passo indietro. Innanzi tutto la chiusura delle scuole: “Non ci possiamo permettere il lusso di rimanere intere giornate con le scuole chiuse” per via del doppio turno elettorale, è il sunto del discorso. La scelta è dettata anche dal rischio contagio (in aumento con l’arrivo dell’autunno), che priverebbe molti elettori del diritto di recarsi alle urne. Inoltre, in caso di voto a novembre, ci troveremmo di fronte “tre mesi e più di campagna elettorale. Significa che i partiti dovrebbero finire una campagna elettorale e cominciarne un’altra. Uno sforzo che crea disordine e non serve al buon andamento” della competizione. Ma la questione dirimente, secondo Musumeci, è legata ai costi “che deve affrontare la Regione per garantire il diritto al voto. Parliamo di circa 20 milioni di euro. Se si dovesse votare due volte, significherebbe 40 milioni di spesa. Il buonsenso ce lo impedisce”.
“Di questa decisione ho informato il presidente dell’Ars”, spiega Musumeci. Che preferisce non approfondire i temi politici: “Non è tempo di commiato, perché continueremo a lavorare. Oggi abbiamo adottato decine di delibere e impegnato centinaia di milioni in investimenti. Io fino all’ultimo giorno lavorerò con lo stesso impegno e lo stesso entusiasmo del primo giorno. Nei comuni che sto visitando in questi giorni – dice – trovo una bella accoglienza e tanto affetto: sono le uniche cose che ripagano dai sacrifici e dai bocconi amari”. E ancora: “Molti mi chiedono della ricandidatura: io sono fermo sulle posizioni del 23 giugno scorso”. “Sono pronto a guidare la coalizione alla vittoria”, dice Musumeci anche se “qualcuno dice che io abbia un brutto carattere, che sia rigoroso, antipatico e quindi divisivo. Ma siccome l’unità della coalizione è più importante della pur legittima aspirazione a continuare a lavorare, ho detto che se sono divisivo farò un passo di lato”. Infine i ringraziamenti di rito alla sensibilità di Giorgia Meloni, “che mi ha lasciato assoluta libertà. E’ una scelta che non ho preso a cuor leggero e non sottintende altri motivi e altri scopi”.
La melina ha infastidito Antonello Cracolici, del Pd: “È inaudito che a poche ore dalla scadenza delle necessarie dimissioni di Musumeci per consentire l’election day in Sicilia, nessuno sa se il presidente darà le dimissioni o meno – ha detto pochi minuti prima della comunicazione ufficiale -. Anzi, sembra che sia in atto un gioco per tenere alta la suspance, al punto da non confermare se la seduta prevista per venerdì 5 agosto alle 11, praticamente la data ultima in cui annunciare ai Siciliani, attraverso il Parlamento le sue decisioni, si terrà o meno. Questo è l’ultimo atto di un uomo che dal primo giorno ha disprezzato le istituzioni, mettendo in evidenza, in ogni suo gesto, la distanza tra se e i comportamenti che, qualunque persona minimamente rispettosa delle regole democratiche, dovrebbe avere. L’elezione diretta con uomini come Musumeci rischia di essere la caricatura di una democrazia presidenziale che viene attuata pensando di fare quello che si vuole in dispregio di tutti e di tutto”.
Al netto delle polemiche, la Sicilia si prepara a una campagna elettorale-lampo, 45 giorni a stento. Il primo step è il deposito dei contrassegni (14 agosto), mentre il 26 dovrebbe scadere il termine di presentazione delle liste. Entro l’11, in Gazzetta ufficiale, verrà pubblicato il decreto di indizione dei comizi elettorali. Il centrodestra, una volta risolto il nodo Musumeci, deve ancora scegliersi un candidato: oltre alla Prestigiacomo restano in campo i leghisti Minardo e Pagano, l’ex assessore Massimo Russo (vicino a Lombardo) e Raffaele Stancanelli (FdI). A sinistra c’è in campo Caterina Chinnici, che dovrebbe poter contare sul sostegno del M5s, ribadito fino a ieri da Cancelleri. L’outsider è Cateno De Luca. Ma resta sguarnito anche un pezzo di centro, quello formato da Azione, +Europa e Italia Viva. Che non hanno ancora scelto da che parte stare.
Tra le prime reazioni alle dimissioni di Musumeci va registrata quella di Totò Cuffaro, segretario della Dc: “La classe dirigente della coalizione di centrodestra adesso è chiamata al senso di responsabilità, occorre lavorare per trovare una candidatura nella quale tutta la coalizione possa riconoscersi”.
Minardo, segretario della Lega, accoglie con favore l’election day: “Noi, del resto, per entrambe le elezioni abbiamo già liste colme di candidati fortissimi in tutte le province e siamo pronti a governare la Sicilia. Dopo decenni di chiacchiere faremo in modo che il Ponte sullo stretto di Messina diventi realtà e unisca la nostra isola all’Europa, garantiremo una politica seria e dignitosa di contenimento dell’immigrazione clandestina, daremo risposte concrete ad ogni porzione di territorio della nostra Regione”.
Ignazio La Russa, colonnello siciliano di FdI, ringrazia per il gesto: “La decisione di Musumeci consente di risparmiare denaro pubblico ed evitare ai siciliani due campagne elettorali a stretto giro. A lui va la mia gratitudine per quanto fatto in questi anni per la Sicilia e che spero possa continuare a fare”.