Intervenuto a Catania alle Giornate dell’energia, il governatore siciliano Nello Musumeci ha preso di mira – per l’ennesima volta – i dipendenti regionali, che definisce “improduttivi. L’80% di loro si gratta la pancia dalla mattina alla sera – ha detto il governatore – Ma non ditelo ai sindacati… Ora vogliono stare ancora a casa per fare il ‘lavoro agile’. Ma se non lavorate in ufficio, come pensate di essere controllati a casa?”. Qualche settimana fa Musumeci aveva chiesto all’assessore alla Funzione Pubblica, di far rientrare in ufficio almeno il 50% dei dipendenti della Regione, non fidandosi dello strumento dello smart working. E in generale, dall’inizio del mandato, il presidente ha sempre avuto da ridire sul loro operato.
Anche nel corso dell’assemblea di Diventerà Belissima, il 4 luglio scorso a Cefalù, attaccò duro: “Loro lo stipendio ce l’hanno sicuro, direttamente sul conto corrente. Col Covid o senza Covid ce l’hanno accreditato. La burocrazia, non solo quella regionale, non ha capito che questo è un momento in cui bisogna alzare il sedere dalla sedia. Nessuno può tirarsi indietro, nessuno può fare finta di non avere vinto o non aver capito”. E inoltre: “Se ne prendi uno e pensi di accompagnarlo alla porta ti trovi i sindacati pronti a difenderlo. Sindacati verso i quali abbiamo tutti rispetto, se la funzione fosse quella originaria, di difendere i diritti del lavoratore e non i diritti dei grattapancia a tradimento”.
La storia dei grattapancia, però, stavolta rischia di non passare inosservata. I sindacati, infatti, minacciano di querelare il massimo inquilino di Palazzo d’Orleans: “Abbiamo ascoltato con profondo sconcerto le parole del governatore Nello Musumeci contro i dipendenti regionali – dicono Giuseppe Badagliacca e Angelo Lo Curto del Siad-Cisal -: accuse ingiuste, immotivate e offensive per tutti i lavoratori che ogni giorno svolgono il proprio dovere con abnegazione, anche in condizioni difficili. Evidentemente Musumeci è in difficoltà e prova a coprire i fallimenti del suo Governo puntando il dito contro l’anello più debole della catena. Se la macchina non funziona non è colpa dei dipendenti, ma di chi politicamente ne è a capo. Adesso basta, la misura è colma: valuteremo con i nostri legali se sussistono gli estremi per una querela, tutelando i lavoratori in ogni sede”.
Cigl, Cisl e Uil parlano di “affermazioni gratuite, che lasciano senza parole non solo perché poco eleganti. Ma anche perché pronunciate dal formale datore di lavoro. E perché a quella sentenza Musumeci non ha affiancato riferimenti o riscontri concreti e neppure l’impegno formale a realizzare finalmente la riforma della pubblica amministrazione”. L’assessore alla Funzione pubblica, Bernadette Grasso, però, prova a spegnerli: “Desta meraviglia che i sindacati non si siano accorti del processo di riorganizzazione e semplificazione della macchina amministrativa messo in campo dal governo Musumeci. Forse il livore delle sigle sindacali che oggi alzano la voce è dettato da questioni che non riguardavano i dipendenti regionali bensì privilegi dagli stessi sindacati acquisiti nel tempo, che con l’attuale Amministrazione sono stati aboliti? Non accetto da loro – continua l’assessore di Forza Italia – lezioni sulla riforma della burocrazie e sullo snellimento e digitalizzazione amministrativa: saremmo ben felici se i sindacati volessero dare il loro contributo suggerendo norme specifiche”.
Critiche anche da Pd e Cinque Stelle: “Musumeci chieda scusa ai lavoratori regionali che ha ingiustamente e genericamente offeso – sono le parole del capogruppo ‘dem’ all’Ars, Giuseppe Lupo -. Oltretutto il ‘lavoro agile’ è stato necessario per l’emergenza Covid anche perché il governo regionale non è stato grado di garantire la sanificazione e la sicurezza degli ambienti lavorativi. Il presidente Musumeci si chieda piuttosto cosa ha fatto per una migliore organizzazione e per la riqualificazione del personale, più volte sollecitate dal Pd”. Gli fa eco il collega di partito, Nello Dipasquale: “Con cadenza ormai quasi mensile ci ritroviamo ad assistere a una nuova sparata del Presidente Musumeci che per nascondere le proprie inefficienze e incapacità ha bisogno di ricercare, volta per volta, un nuovo nemico da additare per distrarre i Siciliani. E’ più facile prendersela con i dipendenti regionali piuttosto che avviare una vera riforma del “sistema Regione”, è più facile procedere a nuove nomine piuttosto che indire nuovi concorsi per i direttori generali”.
Da registrare anche la reazione del grillino Giovanni Di Caro: “Le nuove esternazioni di Musumeci sui dipendenti regionali sono gravissime e lesive dell’immagine, anche di coloro, e sono la maggioranza, che portano a compimento, con diligenza ed impegno, il proprio lavoro. Noi per primi condanniamo senza nessuna attenuante i fannulloni, che vanno sanzionati come meritano e, se è il caso, messi alla porta, ma non si può sparare nel mucchio. Musumeci avvii precise indagini in tal senso e prenda provvedimenti nei confronti di chi è responsabile di comportamenti censurabili”.