Ho visto alcuni servizi televisivi in cui le strazianti immagini della guerra in Ucraina, sono accompagnate da sottofondi musicali con canzoni come “Imagine” di John Lennon, o “Generale” di Francesco De Gregori. Per me rappresentano un cocktail micidiale, per le incontestabili capacità della musica di provocare ed esaltare emozioni. Più volte mi sono sorpreso a pensare che sarebbe ora di fargliela pagare a quel bastardo di Putin, e di entrare in guerra, bombardarlo con i nostri missili, la Nato, anche a costo di innescare quei terrificanti scenari che riporterebbero l’Umanità all’età della pietra. Che poi, a dirla tutta, sarebbe anche una scelta coerente. Se Zelensky e l’Ucraina rappresentano l’emblema dei nostri valori, i valori fondanti della democrazia, della libertà. Fallita la diplomazia, non ci resta che difenderli, anche a costo di soccombere, noi, Putin, o tutti. Poi, però, le emozioni mi si raffreddano, arriva (per fortuna) la razionalità. Il fatto è che, al servizio successivo, vedo le immagini dei bambini, dei profughi, delle macerie, col sottofondo di “Imagine”, e mi riprende il giro della giostra.
Ora, scusate la presunzione, ma non sono affatto convinto di essere il solo ad essere risucchiato in questo meccanismo emotivo. Anzi, sono più che certo che si tratti di un fenomeno che investa buona parte della collettività. La musica ha questo innegabile potere, quello di scatenare le emozioni. E mi chiedo se gli autori dei montaggi televisivi queste cose le sanno o non le sanno. Sono portato a credere che conoscano bene questi meccanismi. Ecco, vorrei dire loro di non soffiare sul fuoco delle emozioni della collettività, di non infiammarle. Non è affatto il momento.
Gli incendi sono sempre imprevedibili.