Ditta in arte e coppia nella vita. Sembra facile ma facile non è. «Bisogna separare i due ambiti, quello privato e quello professionale. L’obiettivo finale è un equilibrio che magari non è perfetto, anzi spesso è delicato, basta un soffio, ma mantenerne la stabilità vuol dire non creare attriti, incomprensioni, gelosie». La metà femminile della ditta-coppia lo espone come fosse un teorema, benedetto senso pratico delle donne. La premiata ditta è quella formata da Giuseppe Moschella ed Emanuela Mulè, e premiata è proprio il caso di scriverlo dal momento che venerdì riceveranno a Salina, nell’ambito del MareFestival, la targa d’argento del “Massimo Troisi” che verrà consegnato dalle mani della madrina della rassegna, Maria Grazia Cucinotta, che fu partner di Troisi su quell’isola, insieme a Philippe Noiret, ne Il postino, l’ultimo film interpretato dall’attore e regista napoletano prima di morire. «Un onore immenso – sottolinea Moschella – perché Troisi è stato per quelli della mia generazione un innovatore, sul piano della lingua e dell’interpretazione».
Il premio “Troisi” i due attori lo ricevono per Una signorina con sesamo, film breve scritto e diretto da Moschella, fotografato da Daniele Ciprì e intepretato, oltre che da Moschella, dalla Mulè e Mario Pupella. «Un titolo cui teniamo molto che ha avuto già belle soddisfazioni, dal Cinefest di Los Angeles al Festival des Courts-métrages di Carros in Francia, al Festival Internazionale del Cinema di Salerno: la storia di una donna fuggita dalla sua Palermo che decide di tornare in città per riallacciare il problematico rapporto con il padre e con le sue origini».
Film, docufiction, teatro: pur viaggiando parecchio sia per i set che per le tournée teatrali, Moschella & Mulè non si sono mai staccati da Palermo. «Una volta era quasi una parola d’ordine andar via per fare questo mestiere ma ora non più, la digitalizzazione consente di essere qui e altrove allo stesso tempo», dice lui. «Abbiamo scelto Palermo come sede operativa – aggiunge lei che è titolare di “Cammelli”, la loro casa di produzione – una scelta consapevole, voluta: mi piace considerarla un valore aggiunto».
Tra luglio e agosto qualche serata estiva e il lavoro a tavolino per i due prossimi progetti di prosa per l’inverno: Il signor P., un’indagine sul teatro pirandelliano e una trasposizione per il palcoscenico dei dialoghi cinematografici dei film tratti dai romanzi di Leonardo Sciascia «che formano una summa, un mosaico del suo pensiero». Ma prima delle due novità, la ripresa in ottobre, al Teatro Testaccio di Roma, di Amore mio, chi sei? che hanno proposto a Palermo al Jolly per tre settimane di “tutto esaurito”.
Il 5 settembre armi e bagagli si trasferiscono a Vulcano per l’idea alla quale per adesso sembrano tenere di più, Vulcanoidi, una docufiction su «strani esseri umani che abitano in quell’isola che altri non sono che gli isolani stessi, una ricerca quasi antropologica che si intreccia con la figura di un’attrice che evoca quella di Anna Magnani che proprio a Vulcano girò l’omonimo film di William Dieterle 70 anni fa».
Per decidere insieme di vivere d’arte e d’amore, galeotto fu un set, «non il primo perché io ero single ma lei fidanzatissima però mi andò bene sul secondo, Miracolo a Palermo di Beppe Cino, nel 2004». Da allora non si sono più lasciati e l’anno dopo è nata la «ditta», uno dietro l’altro si sono susseguiti spettacoli teatrali, film, documentari. E quando c’è qualche proposta da solista? «Accade più facilmente per il cinema che per il teatro e comunque, fatti salvi l’interesse e la qualità, non ci tiriamo mica indietro. Ne discutiamo insieme, ognuno va a fare il suo provino così come è accaduto l’ultima volta a Giuseppe per il ciclo sul maxiprocesso di Palermo per Rai Storia. Insomma, bisticciamo magari per un caffè venuto male, non certo per rivalità professionale».