E’ stato un penalista, un politico e per molti lo storico avvocato di Silvio Berlusconi. Nicolò Ghedini è morto a 62 anni nell’ospedale San Raffaele di Milano per le complicanze di una leucemia, dopo un trapianto di midollo eseguito nei mesi scorsi. “Non ci sembra possibile ma purtroppo è così – è il ricordo commosso del presidente di Forza Italia, tra i primi ad annunciarlo sui social – Il nostro dolore è grande, immenso, quasi non possiamo crederci: tre giorni fa abbiamo lavorato ancora insieme”. Quindi l’addio a “un grande, carissimo amico, un professionista eccezionale, colto e intelligentissimo, di una generosità infinita”.
Cordoglio anche dalla presidente del Senato, Elisabetta Casellati e sua concittadina: “Una mente arguta e sottile, un giurista raffinato e combattente, un politico di altri tempi, un uomo dall’etica autentica”, lo definisce la seconda carica dello Stato, aggiungendo un personalissimo “Non ti dimenticherò mai”.
La presidente di Fdi, Giorgia Meloni: “A nome mio e di Fratelli d’Italia desidero esprimere cordoglio per la scomparsa del senatore Niccolò Ghedini. Alla sua famiglia e ai suoi cari la nostra vicinanza. Il ministro per la Pubblica amministrazione Renato Brunetta: “Un dolore grande la scomparsa di Ghedini che lascia tutti noi sgomenti, pur sapendo che da tempo combatteva con la malattia. Un abbraccio alla famiglia e ai suoi cari. Ciao Niccolò, ci mancherai. Sei e rimarrai amico di una vita”. Il segretario del Pd, Enrico Letta: “Le condoglianze più sentite alla famiglia del senatore Niccolò Ghedini. Un pensiero di particolare vicinanza da tutti noi alla sua comunità politica e al gruppo di Forza Italia”. Il leader di Italia viva, Matteo Renzi: “Un pensiero alla famiglia di Niccolò Ghedini, ai suoi amici e alla comunità politica di Forza Italia. Chi in queste ore sparge odio sui social per la morte di un uomo di 62 anni si qualifica per quello che è: un miserabile. Che la terra ti sia lieve, avvocato”.
Nato a Padova nel 1959 e laureato in giurisprudenza a Ferrara, Ghedini ha seguito le orme del padre Giuseppe, noto penalista padovano. Negli anni ’80 ha partecipato alla difesa di Marco Furlan, che insieme a Wolfgang Abel fu responsabile di una serie di omicidi che si firmavano collettivamente come ‘Ludwig’. Un decennio prima, l’esordio in politica nel Fronte della gioventù che faceva capo al Movimento sociale italiano. Poi il passaggio al Partito liberale e più tardi la vicinanza a FI e al Cavaliere. Da difensore, è sua l’espressione “utilizzatore finale e quindi mai penalmente punibile” coniata per sostenere la tesi che l’ex premier non era perseguibile nei processi sui rapporti con le escort a Palazzo Grazioli e in Sardegna. Nelle fila del partito azzurro, Ghedini è stato eletto nel 2001 alla Camera e poi altre tre volte, fino all’ultima legislatura, alternando lo scranno di deputato a quello di senatore. Nel 2014 entrò nel comitato di presidenza di FI e due anni dopo prese le redini del partito affiancato da Gianni Letta, durante la convalescenza del Cav operato al cuore.