Morte antica e arte contemporanea: la magia di Gibellina

Il Ministro Alessandro Giuli

Gibellina, con il progetto “Portami il futuro”, è la prima “capitale italiana dell’arte contemporanea”, un titolo, un riconoscimento appena introdotto dal ministero della Cultura di Alessandro Giuli. La città del Belìce ha surclassato ogni altro luogo presente tra i finalisti: Carrara, Gallarate, Pescara e Todi. Le verrà destinato un milione di euro, offerti appunto dal Mic per “mettere in opera i progetti presentati”. Le motivazioni della giuria fanno riferimento a una “capacità progettuale nel riattivare il suo straordinario patrimonio di opere, coniugandone il presente, memoria e futuro, conservazione e valorizzazione, attenzione al locale e ambizione internazionale, per il suo coinvolgimento delle giovani generazioni e della cittadinanza tutta, interpellando il territorio più ampio sulla base di una comune consapevolezza civica”.

Una città laboratorio, ossia ciò che Gibellina ha scelto d’essere dall’indomani del terremoto che l’ha devastata, notte di gennaio del 1968. Lo stesso titolo di un dipinto epicamente drammatico di Renato Guttuso: la città avrebbe voluto custodirne la tela, peccato che l’artista ne avesse fatto dono all’amica contessa Marta Marzotto. Il suo museo ospiterà infine una replica minore, preparatoria.

L’Alfa e l’Omega di Gibellina, città d’arte, laboratorio, appunto, paradossalmente, si deve a una frattura, il “suo” terremoto, la valle del Belìce, e non Bèlice, come impropriamente pronunciavano i mezzibusti televisivi per restituire nel bianco e nero televisivo di quei giorni un pezzo di mondo già contadino cancellato d’improvviso. Forse, in questo senso, il “Grande cretto” di Alberto Burri, sorto sulle macerie del sito originario, sia pure retoricamente, ne è metafora. Coppie di sposi hanno spesso cura di mostrarlo come sfondo di ritorno d’essersi scambiati le fedi. Continua su Huffington Post

Fulvio Abbate per l'Huffington Post :

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