Pene più severe per chi maltratta gli animali: lo hanno detto in coro il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, e quello dell’Ambiente, Sergio Costa, commentando i fatti di qualche giorno fa a Valderice: quando la “bestia” di un proprietario – complemento di specificazione – ha legato una pietra al guinzaglio di Mia, provocandone la caduta in acqua e, per poco, un feroce annegamento. La cagnetta s’è salvata senza subire un graffio, così l’uomo ha provato a giustificarsi, parlando di episodio accidentale. Ora è sotto inchiesta a Trapani con l’accusa di maltrattamento. Ma l’episodio è di una tale gravità da convincere il ministro Costa a costituirsi parte civile.
Attorno al mondo animale, in estate, si scatenano mille episodi deplorevoli. Che hanno un unico comune denominatore: la bestialità dell’uomo (per giustificare il complemento di specificazione precedente). Dagli abbandoni sulla via delle vacanze agli avvelenamenti, c’è un’ampia casistica a supporto della tesi di cui sopra. Nei mesi scorsi, ad esempio, un gruppo di malavitosi s’infiltrò in un canile di Vittoria e, senza un apparente motivo, liberò gli esemplari lasciando che si scotennassero. Trovate un senso a questa roba.
I cani e gli animali sono un po’ come l’ambiente. A furia di ricevere feedback negativi da parte dell’uomo, prima o poi si ribellano. Ed è quanto successo in queste ore a Palermo, dove un pitbull ha aggredito una ragazza di 23 anni tirandole via il braccio a morsi. Era il cane del convivente (complemento di possesso). Per la giovane donna si è reso necessario un intervento chirurgico delicato, ma l’arto non tornerà più indietro. Un episodio simile, per certi versi meno drammatico, si è verificato sul lungomare di Porticello, a Santa Flavia, dove un bambino è stato morso da un randagio, provocandosi ferite alla testa, al volto e alle gambe. E ancora, qualche giorno fa a Bagheria, una bambina di due anni è stata morsa al volto: il verdetto parla di 19 punti di sutura.
Traumi, dolore fisico, una vita segnata per sempre: quando casi del genere bucano lo schermo, il tema torna d’attualità. Ma c’è uno, di caso, che fa giurisprudenza e che dovrebbe insegnare all’uomo, in generale, e alle istituzioni, in particolare, che è necessario alzare la guardia sul fronte randagismo: nel 2009 a Scicli, provincia di Ragusa, il piccolo Giuseppe Brafa (10 anni) venne sbranato da un branco di randagi. Il sindaco Giovanni Venticinque è stato condannato, in secondo grado, a 5 anni e 9 mesi per omicidio colposo in concorso, perché, pur sapendo dell’aggressività del branco, non avrebbe mai preso provvedimenti. Stessa sorte è toccata a tre veterinari dell’Asp di Ragusa: 5 anni e 1 mese di reclusione. Mai lezione fu più vana.