Il rischio è di tornare sulle pagine del New York Times perché nella Capitale della Cultura 2025, Agrigento, bisognerà rifornirsi con le autobotti. Lo diceva (in maniera diversa) il commissario nazionale per l’emergenza idrica, Nicola Dell’Acqua, che qualche giorno fa ha parlato della situazione degli invasi: “Ho una visione pessimistica, il Meridione e le isole hanno per i bacini una situazione peggiore dell’anno scorso, la prossima estate sarà particolarmente dura”.
Il fatto è quest’inverno ha piovuto poco e, spesso, nelle zone sbagliate. Sono dodici le dighe siciliane che raccolgono acqua da utilizzare per uso potabile e con finalità irrigua. L’ultimo report dell’Autorità di Bacino del 28 febbraio scorso, ha certificato che l’acqua già invasata nei 12 invasi assommava a circa 142,5 milioni di metri cubi, quantità che non fa ben sperare popolazioni e agricoltori che dalla stagione invernale si aspettavano piogge più copiose. Le cifre complessive, pubblicate ogni giorno nella tabella della Regione, sarebbero addirittura più basse, poco meno di 100 milioni di metri cubi (ma nel conteggio sono presenti le quote di interrimento e quelle cosiddette “morte”).
Dalla crisi del passato, insomma, non abbiamo imparato granché. Anche perché le soluzioni tampone adottate dalla politica non possono risolvere una questione radicata, cui contribuiscono vari fattori: le notevoli perdite accumulate nelle reti idriche, l’assenza dei dissalatori, il clima sempre più tropicale. Dopo aver risolto i malanni della Diga Trinità, nel Trapanese (comunque dopo lo sversamento in mare di notevoli quantitativi d’acqua piovana), l’altro ieri c’è stato un altro passettino in avanti: l’aumento della capienza dell’invaso Rubino (da 178 a 180 metri sul livello del mare). Questo è stato oggetto di opere di manutenzione straordinaria, mentre è in corso di attuazione un ulteriore intervento per l’esecuzione della verifica sismica della diga e delle opere accessorie. Eppure, secondo Schifani, “è la conferma del lavoro che il mio governo porta avanti quotidianamente per affrontare l’emergenza idrica, grazie anche al lavoro svolto dal commissario ad acta, Salvo Cocina, con nuovi studi e indagini sulla sicurezza degli impianti. Andiamo avanti su questa strada, consapevoli del grande lavoro che resta da fare sul piano delle infrastrutture idriche per garantire maggiore tranquillità ai cittadini e agli agricoltori siciliani”.
Il lavoro è tanto, ma soprattutto bisogna farlo in fretta. La realizzazione dei tre dissalatori a Gela, Porto Empedocle e Trapani – con 90 milioni di fondi Fsc, garantiti dal governo nazionale, in aggiunta a una decina di milioni provenienti dal bilancio regionale e a 170 garantiti dai privati con la formula del project financing – per il momento rimane una promessa. Ad occuparsene è il solito commissario Dell’Acqua, che per via dei poteri in deroga garantiti dalla legge, dovrebbe andare lesto. Era sorto qualche problema su Trapani, per l’assenza di un parere da parte della commissione tecnica specialistica regionale, anche se la Regione ha respinto “qualsiasi accusa di inerzia o ritardi, ribadendo il proprio impegno per affrontare l’emergenza idrica con soluzioni strutturali ed efficaci”.
Il 2 aprile dovrebbe arrivare il via libera definitivo al progetto e all’affidamento dell’opera. Anche se l’on. Cristina Ciminnisi, del Movimento 5 Stelle, reclama: “Già il primo dato sulla produzione di litri dissalati per secondo di tutti e tre gli impianti, anche a pieno regime, ha reso chiaro che la loro portata sarebbe stata comunque insufficiente. Nel frattempo, nella consapevolezza che una nuova crisi idrica è già alle porte, sono partiti i razionamenti di acqua potabile e decine di milioni di euro che si sarebbero potuti utilizzare per interventi più immediati sulle reti idriche colabrodo sono stati totalmente ipotecati dall’ipotesi dissalatori. I nostri dubbi, ampiamente anticipati, si stanno dimostrando, purtroppo, fondati. A pagare saranno i cittadini trapanesi che saranno costretti a un’altra estate di rubinetti a secco, bidoni e autobotti. È una farsa”.
La prospettiva non è delle migliori. Le piogge del mese di febbraio hanno incrementato non di molto l’accumulo dell’acqua nelle dodici dighe che presentano l’uso promiscuo. Le cifre, che oggi fanno sperare in una stagione almeno positiva per quei territori e per quei bacini imbriferi, sono invece l’Ancipa (al centro di una disputa fra le province di Enna e Caltanissetta lo scorso autunno), il Rosamarina, il Santa Rosalia, seguite a ruota dal Castello, da Piana degli Albanesi e dallo Scanzano che comunque hanno bisogno di aumentare ancora i livelli. Il sindaco di Caltanissetta, Walter Tesauro, ha abbassato i livelli d’allerta della sua popolazione, spiegando che “noi lavoriamo alacremente per evitare quelle problematiche che si sono presentate lo scorso anno e andare incontro a un’estate serena”. L’invaso Ancipa, come si legge sul Fatto Nisseno, ha un volume autorizzato di 30 milioni di metri cubi d’acqua e il 10 marzo presentava un volume di 25 milioni. Secondo alcuni calcoli, prelevando 450 litri al secondo l’acqua attuale basterebbe per 574 giorni, ovvero finirebbe in ottobre 2026.
Fa sempre paura, tuttavia, la moria di dirigenti e funzionari del dipartimento Acqua e Rifiuti che fra poco rimarrà orfano dell’assessore Di Mauro (in odor di dimissioni) e del dirigente generale, Arturo Vallone, che qualche tempo fa è stato commissariato da Schifani per la vicenda della Diga Trinità: fra poco andrà in pensione. Potrà la task force occuparsi di tutto? E con quali tempi? Nel frattempo ci si appella alla pioggia. Ultimi scrosci, e poi sarà estate.
Dissalatori, ok della Cts per Trapani e Porto Empedocle
Via libera da parte della Commissione tecnico specialistica regionale per le autorizzazioni ambientali alla riattivazione dei dissalatori di Trapani e Porto Empedocle. I due impianti consentiranno un recupero di 192 litri al secondo (96 l/s ciascuno). Ad annunciarlo il presidente della Regione Renato Schifani.
«Prosegue senza sosta – sottolinea il governatore siciliano – l’impegno della Regione per affrontare l’emergenza idrica con soluzioni strutturali ed efficaci. Il parere ambientale rilasciato ieri ci mette nelle condizioni di rispettare i tempi che ci eravamo dati per la realizzazione dei dissalatori nei siti dismessi. Già mercoledì prossimo, come ci ha assicurato il commissario nazionale Dell’Acqua, al quale abbiamo delegato la realizzazione degli impianti, verrà chiuso il procedimento amministrativo con l’approvazione definitiva del progetto e l’affidamento delle opere. Andiamo avanti con convinzione e senza farci distrarre».
A breve, quindi, potranno partire i lavori di revamping degli impianti. E, nel dettaglio, il progetto approvato dalla Cts riguarda il ripristino di quello esistente a Trapani per complessivi 192 l/s da realizzare in due fasi, coinvolgendo anche Porto Empedocle: nella prima fase sarà posto in opera un primo impianto in containers per 96 l/s nel sito già occupato dalla struttura precedente; uno uguale, sempre per 96 l/s, sarà installato a Porto Empedocle, in modo da fornire acqua potabile ai due siti. Successivamente, l’impianto di Porto Empedocle sarà trasportato a Trapani per completare la fornitura di 192 l/s.