Troppi galli in un pollaio rischiano di fare danni. Ma il segretario regionale del Carroccio, Nino Minardo, riduce la portata del problema. Ed esclude che i leghisti dalla prima ora, “invidiosi” dei nuovi ingressi, si adoperino in piccole operazioni di sabotaggio a partire dalle Amministrative del 10-11 ottobre: “Nessuno rimarrà fuori da un progetto di crescita come quello della Lega – afferma il deputato di Modica -. Io, per indole un mediatore, sarò il garante di tutti”. Minardo punta a favorire il dialogo tra le varie anime del partito, soprattutto “con coloro che c’erano già e oggi si sentono un po’ spaesati”.
Segretario, c’è qualcosa da registrare dopo gli arrivi di Sammartino & soci? La sensazione è che la Lega sia cresciuta troppo in fretta, e che i nuovi innesti abbiano portato più problemi che benefici.
“Non è così. Il tempo a disposizione era poco. Io mi sono insediato nove mesi fa, ma già nel 2019, assieme a Stefano Candiani, era iniziato un lavoro che ci aveva permesso di avere il primo gruppo parlamentare all’ARS. Negli ultimi nove mesi c’è stata un’ulteriore accelerazione, con l’adesione di tanti esponenti politici, gruppi dirigenti, amministratori locali (che sono raddoppiati). E’ chiaro che quando un partito cresce, e lo fa così velocemente, l’amalgama arriva dopo…”.
E qualcuno resta scontento…
“Ci sta che qualche chiacchierone provi a far emergere sulla stampa delle fibrillazioni che non esistono”.
Come va l’inserimento dei nuovi?
“Io ho ottimi rapporti con tutti. Rivendico con orgoglio, dal giorno della mia adesione alla Lega e al progetto di Matteo Salvini, di essere stato il primo sostenitore di un’apertura del partito. Oggi la svolta moderata è un dato di fatto. Coi nuovi (Sammartino, Cafeo, Caronia e Pullara) ci siamo visti e parlati più volte. C’è unità d’intenti anche col gruppo parlamentare preesistente e con l’assessore Samonà. Vogliamo che la Lega sia per la Sicilia e i siciliani un’opportunità di sviluppo dopo anni in cui ci hanno propinato il libricino dei sogni”.
Parla già da governatore in pectore. Anche da parte di qualcuno della maggioranza viene indicato come una buona sintesi fra le varie esperienze del centrodestra.
“E’ una cosa che mi lusinga perché, al di là del percorso politico, ognuno di noi è la sintesi del proprio comportamento di tutti i giorni. Ma la candidatura è una cosa che non ho mai chiesto. E penso che in questo momento sia prematuro parlarne. Sono felice di fare il parlamentare della Repubblica e il segretario regionale della Lega”.
Sembra, però, l’ultimo anno di legislatura sia propedeutico solo alla campagna elettorale.
“E questo mi dispiace. Stiamo dimenticando un po’ tutti, anche sul piano della comunicazione esterna, che c’è una Sicilia in attesa di risposte, a maggior ragione dopo un anno e mezzo di pandemia che ha messo in ginocchio interi settori economici, facendo emergere parecchi punti deboli di questa Regione. L’auspicio è che ci si fermi un attimo, e si affronti tutti insieme questa fase per dare risposte ai siciliani. Le elezioni non possono catalizzare ogni discorso”.
Ma con Musumeci i canali sono ancora aperti?
“Dopo la pausa estiva e alla vigilia dell’ultimo anno di legislatura, ma soprattutto alla luce del fatto che la Lega conta un gruppo di sette deputati che spero cresca molto presto, ritengo sia necessario incontrare il presidente della Regione per poterci confrontare e stabilire insieme come andare avanti. Penso che a breve succederà”.
L’uscita di Salvini sul prossimo governatore potrebbe aver infranto il patto di fiducia con gli alleati?
“L’obiettivo di tutti, me compreso, è mantenere il centrodestra unito. Chi saprà rappresentare la sintesi lo vedremo più avanti, tenendo conto che in una Regione di 5 milioni di abitanti è un tema che verrà affrontato anche sul piano nazionale”.
Su questo aspetto qualcuno è in disaccordo. A partire da Cateno De Luca, che fra l’altro dice di confrontarsi spesso con il suo leader.
“Salvini è persona di grande disponibilità. Non mi meraviglia che parli con il sindaco di una città importante come Messina, anzi mi conforta. Poi, sul piano della comunicazione, ognuno ha il proprio stile e il proprio metodo. Molte cose non le condivido, ma De Luca è un interlocutore che appartiene alla nostra stessa area politica: troveremo le forme e i modi per poter dialogare e costruire un progetto comune”.
E’ geloso del suo feeling con Stancanelli?
“Assolutamente no. Credo sia giusto che soggetti politici parlino fra di loro, si confrontino e riescano a fare sintesi. Anch’io ho ottimi rapporti con tutti i rappresentanti del centrodestra e sono dell’idea che bisogna parlarsi sempre più spesso e sempre di più”.
Torniamo alle spine. E’ normale che il centrodestra, tranne a Caltagirone e Vittoria, si presenti separato alle prossime Amministrative?
“E’ normale perché alle Amministrative entrano in ballo fenomeni prettamente locali. Non darei una lettura politica più ampia. Sui territori esistono gruppi, partiti, movimenti organizzati e spesso non si riesce a mantenere l’unità di coalizione che ci si ritrova nelle grandi città, o a livello regionale o nazionale. Capita persino che la nostra classe dirigente non si ritrovi all’interno della stessa lista”.
Come lo spiega?
“Alcuni nostri rappresentanti hanno aderito alla Lega poche settimane fa, quando già esistevano gruppi e liste civiche organizzate. Laddove si potevano riunire le energie, facendo un percorso insieme, è avvenuto. Dove non era possibile, invece, abbiamo lasciato tutto com’era. Non c’è da meravigliarsi se a Favara c’è una lista civica che fa riferimento alla Lega e un’altra che fa riferimento all’on. Pullara. Ma questo non è motivo di divisione”.
Dove compare il vostro simbolo?
“La Lega si presenta con una propria lista a Vittoria, Alcamo, San Cataldo, Favara e Pachino”.
L’assessore Armao ha creato una task force per monitorare la realizzazione di alcune opere del Pnrr. Il suo capogruppo all’Ars, Antonio Catalfamo, non l’ha presa bene. C’è il rischio che pure un appuntamento imperdibile come il Recovery diventi strumento di campagna elettorale?
“Abbiamo appreso dai giornali dell’istituzione di questa ennesima cabina di regia. Non credo assolutamente a iniziative del genere perché ritengo che la responsabilità delle scelte, anche e soprattutto sui fondi del Pnrr, spetti alla politica, e non a tavoli tecnici organizzati da chicchessia. E’ la politica a dover cogliere questa grande opportunità, forse l’ultima, che si presenta di fronte a noi”.
Come?
“Facendo 4-5 cose importanti ed evitando di disperdere le risorse in interventi a pioggia che risulterebbero inutili. Questa terra ha bisogno di investire sulle infrastrutture, sulla destagionalizzazione del turismo, sull’agricoltura e su un sistema sanitario efficiente. Ma anche di risolvere l’emergenza rifiuti: è impensabile che le nostre strade siano invase da discariche a cielo aperto e il sistema sia perennemente in crisi. In generale, la politica potrà dire di aver vinto quando per i nostri ragazzi non sarà più necessario emigrare per motivi di studio, ma quando studenti lombardi, veneti o calabresi sceglieranno le nostre facoltà. O quando, sotto le Feste, sul Ponte (e non ai traghetti) si creeranno code in uscita anziché in entrata. Vorrà dire che i siciliani si sposteranno da casa propria, dove lavorano, per andare a trascorrere fuori qualche giorno di vacanza”.
A Roma c’è una Lega di lotta e di governo. Con Giorgetti e Zaia costretti a rintuzzare – anche sul Green pass – gli errori di Salvini.
“Io non la vedo così. La leadership di Matteo Salvini non è mai stata in discussione. Come in un’azienda conta il fatturato, in politica contano i numeri. Il fatto che all’interno di un partito così grande e ben organizzato ci siano tante sensibilità e, a volte, anche pensieri contrapposti su singoli argomenti, è importante. La cosa che conta è fare sintesi andare avanti insieme. La questione è stata fin troppo strumentalizzata, non sono per nulla preoccupato”.