Micciché tenta di sganciarsi

Il presidente dellArs, Gianfranco Micciché, apostrofa il M5S: "Ecco perché i loro disegni non diventano legge"

“Da ragazzo avrei voluto morire socialista, poi mi hanno convinto a morire popolare, ma razzista non mi ci fanno morire”. Parole e musica di Gianfranco Micciché. Alla convention di Fiuggi, organizzata qualche giorno fa dal vice-presidente di Forza Italia Antonio Tajani, il presidente dell’Ars ha provato ulteriormente a smarcarsi dall’abbraccio di Salvini e della Lega. Non gli sono mai andati a genio. Men che meno da questa estate, quando dopo essersi fiondati a palazzo Chigi da una porta di servizio (non il portone principale, che anche Forza Italia pretendeva di varcare), Micciché ha mal digerito la vicenda della nave Diciotti, lasciata a marcire assieme ai suoi occupanti sul molo di Catania.

Così, dopo aver individuato in Salvini uno “stronzo”, il leader regionale di Forza Italia ha provato a convincere anche Berlusconi della bontà delle sue idee. In parte c’è riuscito: “Non possiamo essere servi della Lega. In questo momento un’alleanza con loro è impossibile” ha detto, aggiungendo che “noi siciliani siamo gente che accoglie, perché sa cosa vuol dire emigrare”. E’ così adirato con il Carroccio (“che non è più quello di una volta”) da preferirgli il Pd. In questa battaglia di civiltà e di diritti Micciché ha deciso dove stare. Per questo, prima di una partenza programmata per gli States, ha deciso di accettare l’invito di Faraone alla Leopolda: “C’è bisogno in Italia di un fronte moderato che vada oltre il centrodestra e il centrosinistra. Come si possa realizzare, è presto per dirlo: purtroppo non possiamo deciderlo solo io e Faraone”. Ma il dialogo sì, quello è inevitabile.

Paolo Cesareo :

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