I primi botti del 2019, in Sicilia, li ha fatti esplodere il sindaco di Palermo. Leoluca Orlando, da sempre fermo sostenitore dell’accoglienza e acerrimo rivale di Matteo Salvini, ha lanciato una provocazione (che rimarrà tale?): sospendere gli effetti del decreto sicurezza. Orlando, nella sua disamina, ha puntato il dito contro quella norma che impedisce ai cittadini stranieri in possesso di permesso di soggiorno, di poter ottenere la residenza e, di conseguenza, di poter accedere ai servizi garantiti dallo Stato.
Il risultato della “dimostrazione” di Orlando non ha avuto solo il merito di aver stizzito il Ministro dell’Interno. Ma di aver aperto il primo dibattito politico del nuovo anno attorno a uno dei temi che aveva caratterizzato i lunghi mesi estivi. Quello dei migranti. E in questo caso il sindaco di Palermo ha trovato terreno fertile nel presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè: “Troppo grave è il rischio che, in Italia, come in Sicilia, le posizioni sull’argomento “migranti” diventino oggetto di tifoserie opposte a causa di una generale disinformazione e di una scarsa conoscenza del fenomeno migratorio – ha detto il numero uno dell’assemblea regionale – Quella dei flussi migratori è una sfida complessa e inedita che richiede un approfondimento culturale e scientifico e una conseguente risposta politica e istituzionale, all’insegna del rispetto della dignità della persona come statuiti dalla Carta dei diritti umani e dalla nostra Costituzione. La presa di posizione di Orlando, di fronte all’applicazione del decreto sicurezza, pone la politica tutta di fronte ad un dibattito che è divenuto assolutamente necessario. Proporrò al Parlamento siciliano una giornata di dibattito sull’argomento – ha concluso Micciché -. Nel frattempo ho già provveduto a sentire il presidente della Commissione Antimafia, Claudio Fava, per l’istituzione di una subcomissione sul fenomeno migratorio e sulla legislazione attinente”.