“Sette voti in più (per Di Paola, del M5s, ndr) non possono essere definiti prova di un complotto della maggioranza” semmai il segnale di “rapporti molto difficili, soprattutto in alcuni assessorati”. Parola di Gianfranco Miccichè, che affida a Live Sicilia le proprie riflessioni: “Ci sono partiti e persone che non si sentono minimamente presi in considerazione dal presidente della Regione – spiega il massimo inquilino dell’Ars e coordinatore regionale di Forza Italia -. Ma basta, non stiamo parlando di fidanzatini che si fanno i dispetti, la questione riguarda l’impianto stesso della democrazia, che è fatta da Parlamento e partiti: se rifiuti il confronto con l’uno e con gli altri, io dico che sbagli”. Miccichè, a Italpress, aveva negato di essere il deus ex machina dell’umiliazione subita ieri dal presidente della Regione: “Ho cercato di limitare i danni e quando ho saputo che c’era in ballo questa manovra ho lavorato per sminarla”.
Paolo Cesareo
in Il sabato del villaggio
Micciché: non era sfiducia, ma un segnale
gianfranco miccichènello musumeci
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