“Capisco che Forza Italia ha i voti quasi esclusivamente al Sud, e questo fa gola a Salvini. Dopo di che, dopo l’annessione, cosa otterrebbe? I parlamentari sono sempre quelli, passerebbero solo sotto una sigla diversa. Dico no: operazione pericolosa per tutti”. Gianfranco Micciché ci ha messo un po’ di giorni, ma alla fine il suo parere sul partito unico con la Lega, che inizialmente potrebbe essere una “semplice” federazione, è tranchant: non s’ha da fare.
Nonostante i rapporti cordiali con Nino Minardo, segretario regionale del Carroccio, Micciché teme che la Lega faccia soltanto i propri interessi: “Quando si devono fare le leggi, da parte loro sembra che ci sia una certa riluttanza nel farsi carico degli interessi del Meridione”, ha detto a Repubblica il commissario regionale di Forza Italia. Che fatica, fra l’altro, a vedere una FI senza Berlusconi: “Dopo di lui, un giorno, bisognerà inventarsi qualcos’altro. E non è escluso che il presidente ci stia già lavorando. Ma a oggi io non riesco a immaginare niente che non preveda il presidente come coordinatore o leader. Avete scritto tutti il suo coccodrillo, ma è più vivo che mai”.
Micciché è molto critico sul giudizio di parifica della Corte dei Conti, che potrebbe costringere la Sicilia a rivedere i piani con una manovra correttiva (“Questo giudizio di parifica mi ha lasciato perplesso. Hanno bocciato un accordo fatto con lo Stato perché stipulato troppo tardi. Ma rispetto a quale limite di legge?”) e ragiona sulla possibilità di Musumeci di ricandidarsi. La kermesse di Palermo di sabato prossimo, che inaugura una serie di appuntamenti sul territorio, però non lo preoccupa: “Mi è stato garantito che non ci sarà alcuna fuga in avanti, sarà solo un consuntivo dell’attività svolta. Musumeci ha tutti i diritti di candidarsi, quattro anni fa lo ha fatto e siamo stati tutti costretti a seguirlo. Ma stavolta decideremo insieme”.
Micciché, invece, ha rinunciato da tempo a inseguire la poltrona di palazzo d’Orleans, né ha alcuna voglia di mettersi in ballo per diventare sindaco di Palermo: “Non è tempo e non mi riterrei più adeguato al ruolo. Ma non mi tirerò indietro, se gli elettori mi vorranno dare ancora fiducia. Stiamo facendo grandi cose all’Ars, anche con la Fondazione Federico II, spero di continuare a farle”.